Non solo schützen per Andreas Hofer, a San Romedio anche tanti turisti

Al santuario in val di Non, annuale celebrazione dei cappelli piumati, condizionata dalle norme anti-contagio. Centinaia anche i visitatori e i pellegrini

Mascherine a coprire i volti e piedi ben piantati sui segni che indicano la distanza di sicurezza, la pandemia condiziona la celebrazione annuale in memoria di Andreas Hofer.

Centocinquanta circa gli schützen trentini e non solo che si sono ritrovati al santuario di San Romedio, al di là degli aspetti pratici, la cerimonia si è svolta come da tradizione, compresa la salva di fucili.

Messa celebrata dall'arcivescovo Tisi, che nella sua omelia ha ammonito tutti a rimanere umili e ha insistito sul valore di essere comunità. 

Messaggio universale, e infatti fuori dallo spazio della funzione erano in tanti - pellegrini, turisti, visitatori - che si sono fermati ad ascoltarlo.

Il santuario, infatti, sembra star risentendo solo in parte del calo dei turisti. Nel weekend si stanno già avvicinando i numeri degli anni scorsi e, complice anche la giornata di bel tempo, sono stati in centinaia a raggiungere San Romedio in questa seconda domenica di luglio.

Anche se senza navette e grandi gruppi le differenze rispetto al passato non mancano, come spiega il priore di San Romedio padre Giorgio Silvestri.

"Naturalmente è un turismo e un pellegrinare diverso da quello degli anni scorsi - le sue parole - sono tutte persone che vengono qui in maniera ordinata, principalmente sono famiglie oppure piccolissimi gruppi di amici che rispettano tutte le regole dall'ingresso del santuario e... tutto funziona bene".