'Ndrangheta nel settore del porfido, sequestrati beni per oltre 5 milioni
I risvolti patrimoniali dell'operazione che ha portato a scoprire una locale basata a Lona Lases. Raimondi: "per colpire le mafie occorre seguire i soldi, come diceva Falcone"
"Il nostro ruolo è stato quello di puntare i riflettori sui ben, sui soldi della criminalità organizzata, il profitto è la ragion d'essere della criminalità organizzata e portarglielo via è il nostro obiettivo".
Il comandante regionale della Finanza, generale Ivano Maccani, sintetizza così il ruolo delle fiamme gialle nell'operazione che ha portato a scoprire una locale della ndrangheta basata a Lona Lases.
L'indagine patrimoniale su 148 persone fisiche e giuridiche ha portato al sequestro di beni per oltre 5 milioni, tra cui 6 società in Trentino attive nel settore del porfido e poi società a Verona, Padova, Roma e Reggio Calabria, immobili, auto di lusso e mezzi da cantiere. Ancora in corso le attività di sequestro su conti correnti e disponibilità finanziarie.
Seguire i soldi, come invitava a fare Giovanni Falcone, è per il procuratore di Trento Sandro Raimondi la strategia di contrasto al crimine organizzato.
"Togliendo le possibilità operative di reinvestire i profitti illeciti nell'economia sana - spiega - riusciamo a debellare l'aspetto organizzativo e territoriale di tutte le mafie che operano qui in Trentino Alto Adige".
I capitoli aperti sono tanti, per Raimondi, che anticipa come siano in corso ulteriori attività di indagine, in sinergia con altre procure.
Dal generale Maccani, poi, un invito a tutte le componenti economiche a fare squadra, soprattutto in un momento di crisi economica che - dice - piace sempre alle mafie. In questo senso, ricorda il protocollo siglato nei mesi scorsi con enti locali e organizzazioni di categoria, dopo il quale stanno già arrivando interessanti segnalazioni.
Il comandante regionale della Finanza, generale Ivano Maccani, sintetizza così il ruolo delle fiamme gialle nell'operazione che ha portato a scoprire una locale della ndrangheta basata a Lona Lases.
L'indagine patrimoniale su 148 persone fisiche e giuridiche ha portato al sequestro di beni per oltre 5 milioni, tra cui 6 società in Trentino attive nel settore del porfido e poi società a Verona, Padova, Roma e Reggio Calabria, immobili, auto di lusso e mezzi da cantiere. Ancora in corso le attività di sequestro su conti correnti e disponibilità finanziarie.
Seguire i soldi, come invitava a fare Giovanni Falcone, è per il procuratore di Trento Sandro Raimondi la strategia di contrasto al crimine organizzato.
"Togliendo le possibilità operative di reinvestire i profitti illeciti nell'economia sana - spiega - riusciamo a debellare l'aspetto organizzativo e territoriale di tutte le mafie che operano qui in Trentino Alto Adige".
I capitoli aperti sono tanti, per Raimondi, che anticipa come siano in corso ulteriori attività di indagine, in sinergia con altre procure.
Dal generale Maccani, poi, un invito a tutte le componenti economiche a fare squadra, soprattutto in un momento di crisi economica che - dice - piace sempre alle mafie. In questo senso, ricorda il protocollo siglato nei mesi scorsi con enti locali e organizzazioni di categoria, dopo il quale stanno già arrivando interessanti segnalazioni.