Ritorno a scuola, tra solitudine e tanta voglia di socialità

Anche una didattica a distanza efficientissima non basta a dare risposte alla crescita degli degli adolescenti. Che soffrono di solitudine. Ne abbiamo parlato con gli studenti del Rosmini di Rovereto, rientrati in classe al 50% da una settimana

"L'idealismo assoluto di Hegel..."

La pandemia fa gustare anche le più impegnative lezioni di filosofia. Lo confessano gli alunni del liceo rosmini di Rovereto, sui banchi una settimana a classe, al 50% per non affollare scuola e trasporti.

"La vita di classe alleggerisce l'ansia, i problemi, le prove"


Ce lo racconta Giulia Spagnolli, rappresentante d'istituto. La didattica a distanza ha stroncato la loro vita sociale:

"Manca il rapporto umano, coi compagni, coi prof, fondamentale nella scuola" 

aggiunge Vittorio Benoni, presidente della consulta provinciale degli studenti di Trento

"Si tendono a creare microspazi in una camera virtuale e questo è un danno per noi. Sicuramente manca il contatto con l'amico, quello con cui condividi momenti leggeri, divertimento, tristezza"


"Dimmi"
"Prof, ma lì era obliquo"
"Che esercizio intendi?"
Anche questo, mancava:

"A scuola si impara a vivere per cui la Dad  è emergenziale ma tale deve rimanere"


Il rischio che incombe, con la demotivazione, è l'abbandono scolastico:

"Purtroppo so che ci sono stati dei casi in alcune scuole della regione, purtroppo è così"

"Nel pieno dell'adolescenza vogliamo viaggiare, andare a concerti e quindi auspichiamo questo periodo finisca presto per fare esperienze che ricorderemo per tutta la vita"