Le lettere di "Alcide e Francesca", dal carcere alla Comunità europea

Nel libro firmato dal direttore della Fondazione Trentina insieme a Paola, figlia dello statista, il carteggio tra De Gasperi e la moglie Francesca Romani. Dal carcere sotto il fascismo, fino agli anni '50: una lezione anche per la politica attuale

Uno sguardo al De Gasperi meno conosciuto, con il ruolo chiave della moglie Francesca Romani seppure a distanza.

Questo racconta "Alcide e Francesca - una storia familiare", opera che raccoglie gli scambi epistolari perlopiù inediti tra i due coniugi. 

"Alcide De Gasperi diventa deputato - spiega Marco Odorizzi direttore della Fondazione trentina che ha curato il progetto - i due sono spesso distanti ed ecco che iniziano a scriversi".

Dialogo che consentì anche di sopportare il carcere sotto il fascismo: "Era una condanna che lui non pensava mai potesse avvenire - racconta la figlia Paola, coautrice del volume - perché lui non aveva fatto niente di male e poi aveva paura per la famiglia, come avrebbero potuto vivere la mamma con le sue bambine".

Un esempio di speranza per i giovani in tempi difficili, riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica per il 140esimo anniversario dalla nascita.

E una lezione che può essere anche per i politici di oggi, dove spesso le prese di posizioni pubbliche non riflettono le scelte fatte in privato.

"C'è una sostanziale coerenza tra l'uomo e lo statista - conclude Odorizzi - era autentico, tutto d'un pezzo".