Albergo bruciato sul Bondone: "Serve un presidio di primo intervento"

Il 'Dolomiti' non è compromesso ma servirà recuperare un terzo della struttura. A Vason si chiede intanto di allestire un presidio in caso di emergenza: i vigili del fuoco più vicini sono ad almeno 20 minuti di strada

L'hotel Dolomiti ha un aspetto quasi spettrale, sotto la pioggia dell'ultima domenica d'estate. Ma all'indomani dell'incendio partito da una caldaia esterna e salito rapidamente al tetto, la conta dei danni è meno preoccupante del previsto. Il titolare dell'albergo di Vason, Stefano Zampol, ha fatto sapere che la struttura interna non è stata compromessa dal fuoco. Solo un terzo delle 56 camere andrà, dunque, ricostruito.

Il problema sono i tempi, per salvare la stagione invernale già cancellata l'anno scorso dal virus. Tra le ipotesi, c'è la messa in sicurezza dell'edificio, in modo da poter aprire almeno le camere risparmiate dalle conseguenze dell'incendio, arrivato al termine di un'estate molto positiva per il turismo di montagna, anche sul Bondone.

Al vicino hotel Montana, il titolare Alberto Barbieri dice che la sfida del suo collega albergatore è la sfida di tutti: "Abbiamo bisogno di camere e di posti letto per dare continuità a tutte le attività economiche, dagli impianti di risalita ai noleggi e ai maestri di sci". Affari a parte, sul Bondone si chiede subito un presidio di primo intervento, in caso di emergenza.

Non una caserma dei vigili del fuoco, ma almeno dei locali riforniti di strumenti di intervento e gestiti da volontari formati che vivano nelle vicinanze. Lino Nicolussi, 91 anni, mostra una cartellina con le richieste che risalgono al 1975. Per arrivare a Vason, spiegano Nicolussi e gli albergatori della zona, i vigili del fuoco (che tutti in queste ore ringraziano) servono almeno venti minuti. E la sede ideale per un presidio locale ci sarebbe: la casa cantoniera sulla strada per le Viote.