Alto Adige, ondata di dimissioni nella sanità. L'allarme della Asgb

Sempre più dipendenti delle residenze per anziani e degli ospedali dell'Alto Adige si dimettono. Manca personale e per chi resta le condizioni di lavoro sono troppo gravose. L'Asgb scrive ai consiglieri provinciali e chiede un impegno straordinario

Ospedali e residenze per anziani in Alto Adige hanno da tempo difficoltà a riempire gli organici. Ai problemi strutturali della provincia, come il costo della vita, il Covid ne ha aggiunti altri. Ultimo in ordine di arrivo, le dimissioni del personale non medico della sanità e dei dipendenti delle Rsa e del sociale a causa delle condizioni di lavoro. 

In tutto, ha denunciato il sindacato Asgb, mancano circa 500 dipendenti. Nelle 79 residenze per anziani sono stati tagliati 700 posti letto, l'emorragia di dipendenti ha raggiunto quota 300 su 6.300 dipendenti totali. Ci sono i sospesi per l'assenza di vaccino, ma anche  tanta le dimissioni volontarie, spiega Johanna Grossberger, responsabile delle Rsa per il sindacato di lingua tedesca. Su chi rimane gravano i compiti dei tanti che se ne sono andati e le condizioni di lavoro spesso diventano non sostenibili. Una situazione che ha conseguenze anche sugli ospiti.  

La soluzione per fermare l'emorragia di posti di lavoro passa soprattutto per gli aumenti. Quelli promessi nel settore sanitario non bastano. Nella trattativa del contratto del comparto, spiega Andreas Dorigoni, segretario della federazione sanità dell'Asgb, sono stati offerti 90 euro lordi, pari a circa 40, 50 netti. Una cifra insufficiente. 

L'Asgb si è rivolta direttamente alla Provincia e chiede un'impegno straordinario. Il segretario generale Tony Tschenett ha scritto ai consiglieri provinciali chiedendo che nella legge di bilancio siano stanziati 30 milioni di euro.