Suore di clausura e rifugiati, porte aperte al convento di Arco

Dallo scorso gennaio il Monastero dove vivono 4 suore di clausura sta ospitando una famiglia di rifugiati nigeriani che sta compiendo un percorso verso l'autonomia ma la proposta di accoglienza ora si allarga agli ucraini in fuga

Aprire le porte degli istituti religiosi ai rifugiati.
La prima esperienza in Trentino, nel 2016, la ha attivata il Centro Astalli, qualche anni fa, presso i Dehoniani, a Villazzano, sulla collina est di Trento.
Poi hanno risposto all'appello lanciato da Papa Francesco anche i Comboniani, Capuccini, le suore Canossiane e, presso i Gesuiti, sono 50 le persone seguite che provengono dalla migrazione forzata.
Stefano Canestrini del Centro Astalli, ospite a Buongiorno Regione (14 marzo 2022) ha ricordato la rotta del mediterraneo e la rotta dei balcani - sono 200 le persone arrivate in Trentino nel 2021.
Il Centro Astalli garantisce prima di tutto un posto letto poi, via via, un'inserimento nei progetti ministeriali e la persona viene seguita a 360 gradi. 
Altre rotte, cronaca di questi giorni, ci portano all'attualità dei profughi ucraini, un flusso in costante aumento rispetto al quale, si sta strutturando un'accoglienza su più fronti e sarà necessario il coinvolgimento della comunità.

Intanto le storie si incrociano ed i progetti che fanno aprire le porte dei conventi continuano.

L'ultimo ci porta ad Arco, nel monastero delle monache di clausura Serve di Maria. Abbiamo incontrato suor Anna Di Domenico che con questa famiglia ha intrecciato un rapporto speciale e dice: "Abbiamo molti spazi, siamo disponibili ad accogliere i profughi ucraini".