"I rifugi di montagna non possono trasformarsi in alberghi di lusso"

La campagna della Fondazione Dolomiti Unesco, al Trento Film Festival, racconta la vita dei rifugisti per sensibilizzare chi frequenta la montagna. Perché in quota niente è scontato, dai rifornimenti all'uso dell'acqua

L'immagine dei rifornimenti portati in quota con gli asinelli, simbolo di uno stile di vita, quello dei rifugi, che mantiene la sua sobrietà nonostante un turismo di montagna che cambia. Come racconta Martin Riz del rifugio Antermoia: "Ora chi arriva in rifugio la prima cosa che chiede è se c'è la connessione internet, per postare foto e taggarsi nei post, invece che godersi il panorama guardando fuori dalle finestre".

Ma cambiano perfino le richieste sul cibo, menù pensati per le intolleranze e le esigenze di clienti: "Alcune sono richieste assolutamente legittime, altre specchio dei tempi. Una volta in rifugio si mangiava quel che veniva offerto agli ospiti, anche un piatto di minestra andava bene, ora bisogna rispondere a tutte le richieste"

E in quota niente è scontato, non lo sono i rifornimenti - difficili per alcuni rifugi - e non lo è nemmeno l'uso dell'acqua, dopo lunghi mesi di siccità. 

Anche sul cambiamento climatico, i 66 rifugi delle Dolomiti patrimonio Unesco  diventano "sentinelle" del territorio, osservatorio di un turismo fatto sempre più di escursionisti e meno di alpinisti. I monito della direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Mara Nemela: "Non possiamo pensare che la montagna sia lusso, che risponda alle esigenze più disparate. Non sono resort"

I rifugisti conoscono ogni fazzoletto di terra e di rocce, guide sicure per ospiti che arrivano perfino dagli stati uniti. Fra chi dedica la sua vita alla montagna anche Roberta Silva, gestisce da sola il rifugio Roda de Vael ed è la presidente dei rifugisti trentini. Anche lei come molti altri si è raccontata nella sua esperienza, al Trento Filmfestival dove è stato presentato il progetto #Vivereinrifugio: una campagna di sensibilizzazione che racconta l’esperienza della vita in quota.

Piccoli spaccati di quotidianità - in brevi video - che narrano il lavoro del gestore di rifugio: dall’approvvigionamento idrico ai rifornimenti, dalla manutenzione dei sentieri all’accoglienza di ospiti sempre più esigenti.
Lo scopo di #vivereinrifugio è favorire la comprensione, da parte degli escursionisti, del delicato contesto ambientale in cui vive e lavora il rifugista, incentivando così - attraverso un’informazione senza filtri - l’adozione di comportamenti sempre più virtuosi da parte dei visitatori.