Lo scrittore russo Mikhail Šiškin a Rovereto
Alla libreria Arcadia, Šiškin ha presentato il suo ultimo libro, "Russky mir. Guerra o pace". "Questa è una Russia in cui non mi riconosco - dice lo scrittore - tornerò quando tutto sarà cambiato"
Lo scrittore russo Mikhail l Šiškin ha incontrato i suoi lettori a Rovereto. Nell'intervista l Šiškin parla della Russia oggi, della missione dello scrittore. del futuro della sua terra.
"C'è una dittatura. ll primo nemico della Russia è il regime, il regime di Putin. Fare cultura ora in Russia significa scrivere e dire cose patriottiche oppure stare zitti. Oppure, ancora, andare via, all'estero. La mia missione, come scrittore, è mostrare che la cultura russa non è quella del regime, quella della guerra.
Non è la mia Russia questa, io non la riconosco. Io tornerò nel mio Paese, ma quando sarà cambiato. Quando succederà? Non lo so. So che ora non c'è una massa critica capace di cacciare Putin. Il popolo russo dovrà elaborare la propria colpa, proprio come ha fatto il popolo tedesco dopo io nazismo. I rappresentanti russi dovranno inginocchiarsi a Kyiv, a Bucha, a Irpin".
Vietare la cultura russa è una cosa fascista e una cosa stupida, perché dà un'arma in più alla propaganda, gli fa dire "Vedete, sono loro i fascisti, noi non vietiamo Shakespeare".
"C'è una dittatura. ll primo nemico della Russia è il regime, il regime di Putin. Fare cultura ora in Russia significa scrivere e dire cose patriottiche oppure stare zitti. Oppure, ancora, andare via, all'estero. La mia missione, come scrittore, è mostrare che la cultura russa non è quella del regime, quella della guerra.
Non è la mia Russia questa, io non la riconosco. Io tornerò nel mio Paese, ma quando sarà cambiato. Quando succederà? Non lo so. So che ora non c'è una massa critica capace di cacciare Putin. Il popolo russo dovrà elaborare la propria colpa, proprio come ha fatto il popolo tedesco dopo io nazismo. I rappresentanti russi dovranno inginocchiarsi a Kyiv, a Bucha, a Irpin".
Vietare la cultura russa è una cosa fascista e una cosa stupida, perché dà un'arma in più alla propaganda, gli fa dire "Vedete, sono loro i fascisti, noi non vietiamo Shakespeare".