"Voci del verbo scegliere", orientamento universitario per gli studenti trentini

Torna l'iniziativa che fa incontrare gli studenti delle superiori con varie figure professionali

Parte la musica e ognuno deve raggiungere la sedia attorno al tavolo che preferisce. Inizia come un gioco, e in parte lo è. Ma alla quarta edizione di "Voci del verbo scegliere", l'incontro per gli studenti che si è svolto al liceo Da Vinci di Trento, la questione è parecchio seria. Come si sceglie la propria strada a 17-18 anni, quando si sta per finire la scuola? Un interrogativo a cui l'evento, nato dall'idea di alcuni insegnanti e poi cresciuto col supporto del Comune e della Diocesi di Trento, cerca di rispondere andando oltre i classici modelli di orientamento. Chiara Gubert, insegnante e tra i referenti dell'area Annuncio e Sacramenti della Diocesi di Trento: “Vogliamo proporre ai ragazzi un modo diverso di fare orientamento. Invece di informarli sui vari piani di studio delle università, offriamo loro la possibilità di fare degli incontri.”

Interlocutori dei circa 90 ragazzi delle classi quarte e quinte delle scuole superiori cittadine sono i cosiddetti testimoni. Esponenti dell'imprenditoria, del volontariato, del mondo dell'istruzione e delle istituzioni. Qui non per insegnare, ma per raccontare la loro storia. Una possibilità molto apprezzata dagli studenti, che anche quando hanno già idee in testa sono alla ricerca di conferme.

“Sono uno sportivo -dice uno dei ragazzi- vorrei fare scienze motorie. Però ci sono un sacco di dubbi, di domande sul fatto che questo possa davvero appassionarmi”.

E per tutti c'è soprattutto il timore dell'errore e del giudizio degli altri: “La cosa che credo faccia paura a noi studenti - dice una ragazza- sono le aspettative degli altri su di noi. Non solo dei nostri genitori, ma di tutti quelli che abbiamo attorno”. Un altro aggiunge: “Che la scelta possa essere sbagliata. E quindi dover tornare indietro sui propri passi e ricominciare da zero”.

Ed è proprio sulla paura di sbagliare, sul capire come il fallimento sia solo un'altra strada che prende la vita, che lavorano i testimoni. Come Martina Pisetta, laureata in psicologia e responsabile delle risorse umane in ambito aziendale: “C'è la paura di scegliere la strada errata, di non poter tornare più indietro. Ma io invece sono profondamente convinta che la possibilità di farlo ci sia sempre. Gli errori servono. Anche se faremo un percorso diverso da quello previsto sarà sempre il nostro, ci servirà.”

Una prospettiva e un sostegno fondamentali per i giovani: ancora Gubert: “Credo sia importante per loro intrecciare relazioni, capire che ci sono degli adulti che li guardano in una certa maniera. Sapere che noi ci siamo, insomma”.