Bergamo

Covid-19: ecco lo studio Fbk che "spaventò" le autorità sanitarie

Secondo i pm le previsioni di Stefano Merler fornivano gli elementi per dichiarare la zona rossa. Intanto, il ricercatore ha detto ai magistrati di aver cominciato l'analisi dell'epidemia prima che la Cina avvisasse l'Oms

"Prima di Natale 2019,  avevo già iniziato lo studio dell'epidemia e i suoi elementi il 20 gennaio erano già noti sulla base dei modelli matematici che utilizzavo"

Così il ricercatore Fbk Stefano Merler ai pm di Bergamo che indagano sulla ritardata zona rossa.

Dunque dal centro studi trentino ci si mosse in anticipo anche sulla prima comunicazione della Cina all'Organizzazione mondiale della sanità, datata 31 dicembre. La comunità scientifica era in fibrillazione per i focolai di Wuhan, e i ricercatori più avveduti come Merler ne seguivano e studiavano l'evoluzione.

Tanto che poche settimane dopo lui stesso, insieme al suo team, sarà in grado di stilare un piano di previsione e gestione della pandemia - non ancora esplosa - e di presentarlo al comitato tecnico scientifico. Che però era di un altro avviso: non rendere noto lo studio in particolare alla stampa, come recitano il verbale del 24 febbraio e il timbro riservato sulle pagine del documento.

Oltre a descrivere i tratti del coronavirus e i suoi effetti più gravi, il report indica tre scenari: uno gestibile, uno critico e uno catastrofico, da richiedere in breve tempo oltre 2mila posti di terapia intensiva in più in Italia.

Secondo i pm bergamaschi lo studio realizzato a Trento è una delle prove che a fine febbraio ci fossero gli elementi necessari per dichiarare la zona rossa. Scelta, ha riconosciuto Merler ai magistrati, che avrebbe potuto dimezzare i contagi. ma la politica attese: e tra l'8 e il 9 marzo l'intero Paese entrò in lockdown.