Boschi e foreste, nei lab di Povo se ne mappa l'evoluzione grazie a un satellite dell'ASI

A studiarli il professor Bruzzone, direttore del Dipartimento Ingegneria e Scienze dell'Informazione di UniTn. Che con i suoi ricercatori è in grado di capire come cambia il volume legnoso, quali tipi di alberi si sviluppano e come evolve il bostrico

All'interno del Remote Sensor Lab, a Povo, il professor Lorenzo Bruzzone, Direttore del Dipartimento Ingegneria e Scienze dell'Informazione dell'Università di Trento, scruta com'è cambiata, negli anni, la condizione delle foreste, grazie all'utilizzo degli ‘occhi’ di satelliti distanti centinaia di chilometri da Terra

In particolare, quelli di un nuovo satellite dell'Agenzia Spaziale Italiana - Prisma - che ha la capacità di acquisire dati iperspettrali, che supportano bene lo studio dell'analisi delle foreste nel dettaglio.

Un'osservazione che, grazie agli algoritmi e all'intelligenza artificiale, è in grado di caratterizzare il volume legnoso delle piante, per stimarne la biomassa e così capire il potenziale di assorbimento di anidride carbonica. “Ma posso utilizzare questo dato anche per capire quali sono le piante da tagliare - spiega Bruzzone - o quelle che hanno raggiunto un certo volume”.

Non solo: "Posso andare a utilizzare i dati che sono legati all'identificazione delle specie forestali - aggiunge il ricercatore - per capire qual è stata l'evoluzione e capire come eventualmente intervenire sul territorio. La sperimentazione - grazie anche a dati da piattaforma aerea - riesce, infatti, a dire quali e quante piante di un certo tipo sono presenti in un dato territorio. O a mostrare gli effetti della siccità.

I dottorandi che lavorano con Bruzzone, tra cui Mattia Ferrari, stanno provando a comprendere - partendo dall'analisi satellitare - com'è cambiato il territorio colpito da Vaia, con particolare attenzione alla perdita di superficie verde e alla diffusione del bostrico.

Ma c'è un altro obiettivo, ancor più ambizioso, reso possibile dalla mappatura nel tempo del bostrico: “Vogliamo andare a capire - chiarisce Ferrari - se ci sono altre aree con un'evoluzione simile nel futuro e quindi andare a identificare che quelle aree saranno nei prossimi anni o nei prossimi mesi attaccate dal bostrico”.