Gravi episodi di inquinamento ambientale riferibili più a ecomafie che a società pubbliche. Così li definì il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, ma sulla gran parte dei fatti emersi nell'inchiesta denominata "Spazzatura d'oro" e ormai lontani incombe la prescrizione. Metà delle accuse è caduta in udienza preliminare, dove la Gesenu in causa come responsabile civile ha scelto la via del patteggiamento. Il processo, che vede alla sbarra l'ex direttore tecnico della Gesenu Giuseppe Sassaroli e altri undici imputati amministratori di società dei rifiuti, imprenditori e funzionari pubblici è entrato nel vivo con le deposizioni dei carabinieri forestali che, assieme alla guardia di finanza, indagarono sul caso. In apertura di udienza oggi è toccato al maresciallo capo Luca Bacelli ripercorrere le presunte anomalie rilevate in discarica, documentate grazie alle telecamere nascoste. Ai principali accusati viene contestata l'associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti. Reato difficile da dimostrare. A prescindere dall'esito del processo, resta sullo sfondo la malagestione fraudolenta nello smaltimento dei rifiuti, anche speciali, a Ponte Rio, Pietramelina, Borgogiglione. Uno spaccato desolante che ha già portato ai primi risarcimenti. Nonostante il periodo preso in considerazione dall'inchiesta vada dal 2008 al 2016, la rilevanza sociale della vicenda resta attuale, come ha sottolineato il presidente del Collegio D'Andria: i giudici hanno autorizzato le riprese video.