L'infortunio sul lavoro a Sagron Mis

Cadavere spostato dopo l'incidente, a giudizio il titolare della ditta

Per la Procura di Trento si tratta di omicidio colposo: il corpo del boscaiolo moldavo, residente a Santa Giustina Bellunese, fu spostato da chi lo aveva impiegato in nero

Cadavere spostato dopo l'incidente, a giudizio il titolare della ditta

Vitali Mardari quel giorno, il 19 novembre 2018, nei boschi di Sagron Mis lavorava con il titolare della ditta bellunese, Riccardo Sorarù, e con altri due operai impiegati in nero. Quando un cavo della teleferica si spezzò colpì in pieno il 28enne moldavo che fu sbalzato per 20 metri e morì sul colpo. Fu così che il titolare, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, decise di spostare il cadavere a metri di distanza in una scarpata. Tanto che nelle prime ore si pensò che Mardari fosse lì nei boschi da solo a far legna.

Dopo un mese di indagini i carabinieri della compagnia di Cavalese rivelarono altro. Che nell'auto di Mardari, a 600 metri dal corpo senza vita, c'era del sangue. Non solo. Tante piccole tessere che hanno convinto la Procura che il cadavere fu spostato con la sua auto per coprire l'incidente sul lavoro. Per lo più in nero. E così ora il pubblico ministero Giovanni Benelli ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo a carico dell'uomo.

Secondo la Procura, poi, il datore di lavoro - oltre ad aver violato le norme di sicurezza - avrebbe effettuato "una valutazione errata delle forze applicate" che sono risultate otto volte superiori alla resistenza del cavo. Un incidente, dunque, che forse poteva essere evitato.