Il provvedimento varato nella notte

Conte firma il decreto. Venezia, Treviso e Padova sono area di controllo

"Consentito il rientro alla propria residenza per chi ne avesse necessità"

Conte firma il decreto. Venezia, Treviso e Padova sono area di controllo
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"Vincolo di evitare ogni spostamento" in Lombardia e in 14 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche, ferma restando la possibilità di fare rientro al proprio domicilio per chi ne avesse necessità.

La firma
Il premier Giuseppe Conte ha firmato nella notte un decreto che limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal Coronavirus. Non è un "divieto assoluto", dato che sarà possibile muoversi per lavoro, emergenze e motivi di salute, ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando nei territori più a rischio.
"Mi assumo la responsabilità politica" di queste decisioni. "Ce la faremo" ha dichiarato Conte a notte fonda.

I dati nazionali
Il nuovo bilancio dei contagi da Coronavirus in Italia, reso noto dal commissario Borrelli, è di 5.061 e 233 i morti, 36 in più. Sono 567 i malati ricoverati in terapia intensiva per Coronavirus. Sono invece 2651 i malati con sintomi ricoverati e 1843 quelli in isolamento domiciliare.Tra i nuovi provvedimenti annunciati il trasferimento, dagli ospedali della Lombardia, a quelli di altre regioni, di malati in terapia intensiva per malattie diverse dal contagio da Coronavirus.

I medici rientrino al lavoro
Intanto era già stata accolta dal Governo la norma proposta dal Presidente del Veneto Luca Zaia, che consente ai medici posti in sorveglianza, ma non positivi al Covid-19, di rientrare al lavoro. La norma sull'isolamento "non si applica agli operatori sanitari e a quelli dei servizi pubblici essenziali che vengono sottoposti a sorveglianza", questi "sospendono l'attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo al Covid-19'. 

Le misure stabilite
Nel dpcm finale vi sono alcune norme generalizzate per tutta Italia, tra cui lo stop a pub, discoteche, sale gioco e manifestazioni di cinema e teatro. E ce ne sono altre, molto più rigorose, che riguardano un'ampia fascia del nord Italia. "Non c'è più una zona rossa - ha spiegato il premier - scomparirà dai comuni di Vo' e del Lodigiano. Ma ci sarà una zona con regole più rigorose che riguarderà l'intera Lombardia e poi le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara,Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia. Qui, fino al 3 aprile, saranno limitati i movimenti, salva la possibilità di rientrare a casa propria, e i bar e i ristoranti dovranno chiudere alle 18 e per il resto della giornata garantire distanze di almeno un metro. Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire. Restano chiuse intanto le scuole in tutta Italia.
E Conte assicura che si lavora anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal Governo, incontrerà le opposizioni. "Ma - sottolinea - è il Governo a gestire.
L'altro fronte su cui il governo opera è quello sanitario: il premier annuncia la firma di un contratto per la produzione tutta italiana di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l'obiettivo di fare di più. E anche l'incremento della linea produttiva dei dispositivi di protezione come le mascherine. Ma poiché nelle aree dove il contagio è più forte gli ospedali fanno fatica, il presidente del Consiglio annuncia anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni.

L'appello ai cittadini
Intanto si chiede alla popolazione di "entrare nell'ottica della responsabilità, senza furbizie" ma accettando qualche restrizione: il Governo, ha assicurato Conte, sta facendo la sua assumendo decisioni "coraggiose".  

Ma il Veneto non ci sta
Il Comitato tecnico scientifico a supporto dell'Unità di crisi della regione Veneto sull'emergenza Coronavirus ha presentato valutazioni e controdeduzioni alle misure contenute del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri allo scopo di chiedere lo stralcio dal decreto stesso delle tre province venete coinvolte, ovvero Padova, Treviso e Venezia. 
Si sottolinea come "l'impegno dimostrato dal sistema sanitario" regionale contrasti "con una misura di isolamento estremo dei territori individuati, che non ha avuto nessun confronto né scientifico né di lealtà istituzionale con i tecnici della Regione del Veneto".
Nel documento vengono riepilogate, con gli ultimi dati, le situazioni epidemiologiche nelle tre province da isolare - Padova, Venezia, Treviso - inserite nel Dpcm. "Lo studio e la valutazione costante del trend dei casi e la ricerca dei contatti, oltre allo sforzo organizzativo per l'ospedalizzazione dei pazienti sia nei reparti di malattie infettive che in terapia intensiva - è scritto -  imostrano l'impegno del sistema sanitario regionale".

Scarica il decreto