Treviso, processo Veneto Banca: la difesa di Vincenzo Consoli all'attacco

Il dibattimento procede al ritmo di un'udienza a settimana. Ora tocca ai testimoni citati dall'imputato

Treviso, processo Veneto Banca: la difesa di Vincenzo Consoli all'attacco
Il processo per il crac di Veneto Banca procede al ritmo di un'udienza a settimana e ora tocca ai testimoni citati dall'imputato, Vincenzo Consoli. Obiettivo portare acqua al mulino della difesa, ovvero ribadire la correttezza dell'operato di quello che per 19 anni fu amministratore delegato e direttore generale della popolare di Montebelluna.

Cinque testi, fra i vertici del corpo ispettivo della Banca d'Italia e della Banca Centrale Europea. Tra loro anche Emanuele Gatti che nel 2015 firmerà l'ispezione tombale sulla Banca popolare di Vicenza (segnando l'inizio della fine per Gianni Zonin), ma già nel 2012  fece l'ispezione su Bim, istituto controllato da Veneto Banca. L'avvocato di Consoli, Ermenegildo Costabile, pungola sui criteri seguiti nella valutazione del capitale finanziato, le famose baciate.

I fatti oggetto del processo sono del 2013, ma i criteri applicati sono quelli del 2015 quando la vigilanza europea dovette uniformare 19 diversi sistemi bancari. "Ne esce - cerca di far capire la difesa - una visione distorta soprattutto nei numeri. Sui 157 milioni di capitale finanziato - argomenta il legale - è la stessa procura di Roma a chiedere alla Bce un riconteggio."

A fine udienza, il presidente Donà rimette mano alla lista dei testi. In aula non verranno a deporre né l'ex presidente del Tribunale di Treviso, Giovanni Schiavon, né il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.

Il servizio di Milva Andriolli