Treviso

Il crac di Veneto Banca: un processo nato morto? Protestano i risparmiatori

Martedì si prescrive l'aggiotaggio, il 25 dicembre il falso in prospetto. Vane finora le richieste delle parti civili di fare più udienze

Il crac di Veneto Banca: un processo nato morto? Protestano i risparmiatori
Fuori dal Tribunale di Treviso, una manciata di risparmiatori traditi. Senza il cartello in mano, si confonderebbero con la gente che entra ed esce dal Palazzo di Giustizia della Marca. Loro, invece, protestano: "Giustizia negata", dicono. Dentro va in scena la 19 esima udienza del processo a Vincenzo Consoli, accusato del crac della sua banca, la Popolare Veneta di Montebelluna.

Da martedì dei tre capi d'imputazione a suo carico, ne resteranno solo due. Per l'aggiotaggio, scatta la prescrizione. "Amarezza e speranze tradite" dice l'avvocato Andrea Arman, presidente del Coordinamento Don Torta. Un senso d'impotenza e frustrazione, che solo la sentenza di condanna di Gianni Zonin, per il crac della Banca Popolare di Vicenza, riesce a lenire. "Dispiace - dice Arman - non riuscire a ricostruire la storia vera di questi crac". E le soddisfazioni non arrivano neppure dal Fir, il fondo indennizzo risparmiatori. Centomila le pratiche, solo quarantamila quelle evase. I ristori a singhiozzo.

Anche il processo va avanti a singhiozzo. Arrabbiato l'avvocato di Vincenzo Consoli, Ermenegildo Costabile: su 15 testimoni convocati, oggi si sono presentati in 4. Fra questi l'imprenditore Francesco Biasia, per 15 anni membro del consiglio di amministrazione di Veneto Banca. Indagato di reato connesso accetta di rispondere alle domande. Ha avuto fidi e comperato azioni. "Mai parlato con Consoli di questi problemi", dice. L'unica cosa che ricorda è di aver perso una montagna di soldi.

Nel servizio di Milva Andriolli le interviste a Massimo De Bortoli, procuratore reggente Repubblica di Treviso, Ermenegildo Costabile, legale di Vincenzo Consoli e a Caterina Baratto, risparmiatrice