La peste a Venezia tra religione e tradizione. Senza scordare la castradina

La Madonna della Salute e la castradina: veneziani tra religione, tradizione e gastronomia

Il 21 novembre non c'è impegno che tenga, e i veneziani non possono mancare. E' la Madonna della Salute: la festa del patrono, la festa di "paese" con processione e bancarelle, la festa dei sapori.

La basilica della Salute e il ponte votivo
Alla mattina si comincia con la visita alla basilica della Salute, attraversando il ponte votivo, poi, per chi vuole, c'è la messa del Patriarca, le bancarelle con le candele e le frittelle.

La castradina, piatto tipico dalle radici lontane
Alla fine in tavola in ogni casa arriva la castradina, piatto tipico della ricorrenza. Una coscia di montone castrato che viene salato, affumicato ed essicato. Arriva ancora oggi, come nel 1600, dalla Dalmazia, dove viene prodotto. Lo vendono tutte le macellerie veneziane.

Un omaggio ai marinai dalmati che sfamarono la città isolata
Un omaggio ai marinai dalmati che negli anni della grande pstilenza del 1630, quando la laguna era diventata off-limits per il pericolo di contagio, erano rimasti gli unici a rifornire di cibo la città, carne di montone che veniva conservata grazie alle spezie. Al  termine dell'epidemia venne costruita la basilica dedicata alla Madonna della Salute in segno di ringraziamento.

In tavola con la verza
E ancora oggi, secoli dopo, nel giorno in cui per tradizione si celebra la fine della pestilenza, i veneziani continuano ad andare in chiesa per portare la candela alla Madonna, e a cucinare quel piatto dalle radici lontane. La coscia di  montone viene cotta con la verza.  Un piatto, come scrisse in "A tola co i nostri veci" M. Salvadori de Zuliani: “De obligo su le tole, sia dei povareti che dei siori, nobili o mercanti”.