L’intervista

Vaccino contro il tumore al fegato, a Napoli si studia quello terapeutico

Luigi Buonaguro, immunologo dell’Istituto dei tumori di Napoli ci spiega lo studio e i primi risultati

Terza causa di morte oncologica nel mondo, il carcinoma epatocellulare è considerato un big killer con circa 800mila decessi ogni anno nel mondo.

I principali fattori di rischio sono l'infezione cronica dai virus epatici B e C e l'assunzione cronica di alcool. Finora le strategie immunoterapeutiche non hanno dato i risultati auspicati.

Una nuova speranza potrebbe arrivare dagli studi condotti dal gruppo di ricerca di Luigi Buonaguro, responsabile della struttura di Modelli immunologici innovativi dell'Istituto Pascale di Napoli.

Ci sono voluti quasi 10 anni di studio e ricerca per arrivare ai primi risultati sulla sperimentazione di Hepavac, l'unico vaccino attualmente in sperimentazione basato su un mix di antigeni.

Lo studio, finanziato dalla Comunità europea, ha coinvolto oltre all'Italia, altri Paesi: Germania, Francia, Spagna, Belgio e Regno Unito. A ottobre 2018, all’Istituto Pascale di Napoli, fu vaccinato con Hepavac il primo paziente. A 3 anni di distanza arrivano i risultati della sperimentazione clinica di fase I, pubblicati sulla rivista Clinical Cancer Research dell'American Association for Cancer Research e ora si attende la sperimentazione di fase II.

Lo studio

Il vaccino è costituito da 16 antigeni selezionati da tumori del fegato provenienti da centinaia di malati. L’antigene è una molecola in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario come estranea, diversa. 

L'obiettivo è quello di indurre la risposta immunitaria dei pazienti nei confronti del tumore epatico per contenere lo sviluppo e la progressione della patologia.

I primi risultati

Lo studio ha dimostrato la totale sicurezza del vaccino, la risposta immunologica è stata significativa. “Questo risultato sia il frutto di una straordinaria strategia collaborativa non solo a livello internazionale ma anche interno al Pascale, con il coinvolgimento di varie unità operative” afferma il coordinatore del progetto Luigi Buonaguro, sia per l'arruolamento e il follow up dei pazienti che per la gestione della sperimentazione clinica.