Crisi climatica

È ufficiale, El Nino è arrivato: ecco cosa ci aspetta secondo gli scienziati del clima

L’annuncio dei meteorologi del NOAA. Come si forma e perché preoccupa

Il NOAA, l’agenzia Usa che si occupa di previsioni meteo, ha annunciato ufficialmente la formazione, nell’Oceano Pacifico, delle condizioni che determinano El Nino, il fenomeno climatico che preoccupa gli scienziati.

Si è formato con ampio anticipo rispetto al solito (uno, due mesi) e potrebbe estremizzare gli eventi meteorologici a livello globale.

Questo anticipo “gli dà spazio per crescere", dice la climatologa Michelle L'Heureux, responsabile dell'ufficio di previsione El Nino/La Nina della National Oceanic and Atmospheric Administration.

"A seconda della sua forza, El Nino può causare una serie di conseguenze, come aumentare il rischio di forti piogge o siccità in alcune regioni del mondo", spiega L'Heureux. "Il cambiamento climatico può esacerbare o mitigare alcuni impatti legati a El Nino”.

Secondo gli scienziati, quello che si sta prospettando quest'anno è particolarmente preoccupante.

L'ultima volta che El Nino si è manifestato con forza, nel 2015-2016, il mondo ha vissuto l'anno più caldo mai registrato.

I meteorologi prevedono temperature record su un pianeta già alle prese con il riscaldamento dovuto alle emissioni di gas serra.

Il mese scorso l'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha avvertito che il periodo 2023-2027 sarebbe stato quasi certamente il più caldo mai registrato sulla Terra, sotto l'effetto combinato di El Nino e del riscaldamento globale causato dalle emissioni di CO2. 

El Nino è un fenomeno caratterizzato da temperature superficiali più calde nell'Oceano Pacifico equatoriale, ma che ha conseguenze per l'intero pianeta e si verifica all'incirca ogni due o sette anni.

Da tre anni il pianeta sperimentava il fenomeno opposto, La Nina, che tende invece a provocare un abbassamento delle temperature. Gli esperti sono preoccupati anche per ciò che sta accadendo nel Pacifico. 

El Nino si forma quando i venti che soffiano da est a ovest lungo il Pacifico equatoriale rallentano o invertono la direzione a causa di variazioni della pressione atmosferica, anche se gli scienziati non sono certi di cosa inneschi questo ciclo.

L’effetto è un anomalo riscaldamento delle acque del Pacifico orientale. Ma quest’anno, anche prima dell’arrivo di El Nino, la temperatura media della superficie dell’oceano era già di circa 0,1 gradi Celsius più alta mai registrata. 

Questo potrebbe esacerbare ulteriormente i fenomeni meteorologici estremi. "Siamo in un territorio senza precedenti", dice L'Heureux.

El Nino colpisce più duramente tra dicembre e febbraio, spostando la rotta delle tempeste invernali più a sud, verso l'equatore e tende a moderare l'attività degli uragani nell'Atlantico, ma a favorire quella degli uragani nel Pacifico.

"Quando El Nino sposta l’acqua più calda, la sposta dove si verificano le tempeste", spiega a Reuters il meteorologo del NOAA Tom DiLiberto, "Questo è il primo tassello del domino atmosferico a cadere".

Lo spostamento dell'attività temporalesca influisce sulla corrente d'aria che muove il tempo in tutto il mondo, la cosiddetta corrente a getto subtropicale.

Secondo uno studio pubblicato il mese scorso sulla rivista Science, gli effetti di El Nino potrebbero portare a perdite economiche globali pari a 3.000 miliardi di dollari, con una contrazione del PIL dovuta al fatto che le condizioni meteorologiche estreme decimano la produzione agricola e manifatturiera e favoriscono la diffusione di malattie.