Yemen. "Bambine di tre anni date in sposa per comprare cibo". La denuncia di Oxfam
Dopo 4 anni di guerra, con l’aumento esponenziale di prezzi dei beni alimentari, dieci milioni di yemeniti sono sull’orlo della carestia e costretti a scelte disperate. Le storie di Malak e Hanan
Malak (non è questo il suo vero nome) ha 13 anni e deve sposarsi in tenera età per salvare il fratello minore Shadi (anche questo un nome di fantasia), che di anni ne ha forse 5 e che ha perso una gamba e ha bisogno di cure e di una protesi. La famiglia, che già viveva in pessime condizioni dovendo, è dovuta scappare dalla guerra e ora vive nel campo degli sfollati interni di Jabal Zaid dove sono state scattate queste foto. Malak e sua madre dicono che non avrebbero accettato il matrimonio se fossero state in grado di pagare i debiti che hanno dovuto fare in questi anni di conflitto e coprire le cure mediche per Shadi. Quella di Malak è una delle tante storie drammatiche di infanzia rubata dalla guerra che vengono dallo Yemen, forse nemmeno la più tragica. Lo denuncia Oxfam Italia lanciando una campagna per rispondere all'emergenza umanitaria che vive oggi lo Yemen.
A quasi quattro anni dall’inizio della guerra in Yemen, l'aumento esponenziale dei prezzi dei beni alimentari, unito alla mancanza di fonti di reddito, sta costringendo la popolazione a misure disperate per poter sopravvivere. E’ l’allarme lanciato oggi da Oxfam, in occasione della conferenza dei paesi donatori sulla crisi in programma a Ginevra. Di fronte, una vera e propria catastrofe umanitaria, con quasi 10 milioni di persone sull’orlo della carestia. Le prime a farne le spese sono le bambine.
L’orrore delle spose bambine
Nel Governatorato di Amran nel nord del Paese, ad esempio, tante famiglie stremate, rimaste senza cibo e senza una casa, arrivano al punto di dare in matrimonio figlie anche piccolissime, in un caso anche di tre anni, per poter comprare cibo e salvare il resto della famiglia. Una pratica quella dei matrimoni precoci, che seppur per lungo tempo è stata abituale in Yemen, adesso sta raggiungendo, nell’indifferenza del mondo, proporzioni e modalità scioccanti.
Le ragazze solitamente non vengono date in sposa prima di aver raggiunto gli 11 anni, anche se prima sono costrette a svolgere lavori domestici in casa del futuro marito. Hanan, è una bambina di nove anni, da quando è sposata, ha dovuto smettere di andare a scuola: "Mia suocera continua a picchiarmi, e quando scappo via per tornare a casa dai miei genitori, mio padre mi picchia perché sono scappata – racconta - Non voglio essere sposata, vorrei solo tornare a scuola”.
In fuga dalla guerra senza nulla
I genitori di Hanan, che hanno dato in sposa anche sua sorella di tre anni, hanno raccontato agli operatori di Oxfam di essere perfettamente consapevoli di come tutto questo sia profondamente sbagliato, ma che allo stesso tempo hanno sentito di non aver altra scelta, perché la dote ricevuta in cambio delle loro figlie è stato per loro l’unico modo per mantenere in vita il resto della famiglia.
"Con l’andare avanti di questa guerra atroce, i mezzi a disposizione della popolazione per far fronte alla carestia di cui sono vittime, sono diventati sempre più disperati," racconta Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, "Per poter far sopravvivere almeno una parte della propria famiglia, sono costretti a prendere decisioni che distruggeranno per sempre la vita dei loro figli. Tutto questo è disumano, eppure è la conseguenza diretta di una catastrofe provocata dall'uomo, perché all’origine di questo orrore dentro l’orrore, c’è il conflitto in corso. La comunità internazionale deve fare tutto ciò che è in suo potere per porre fine ai combattimenti e assicurare alla popolazione il cibo, l'acqua e le medicine di cui ha un disperato bisogno".
Il conflitto ha costretto molte famiglie a fuggire in aree isolate e prive di tutto. Luoghi in cui mancano servizi essenziali come reti idriche o fognarie, dove non ci sono scuole o presidi sanitari. Qui si vive in piccole tende o in case fatte di fango che non riparano dal sole, dalla pioggia e dal freddo dell’inverno. Senza reddito e neanche possibilità di lavorare, la stragrande maggioranza non ha mezzi per procurarsi cibo a sufficienza, finendo col sostentarsi a pane e tè, facendo debiti o chiedendo l’elemosina.
Il 99 per cento degli adulti si priva di cibo per darlo ai figli
Un nucleo familiare in Yemen può arrivare a contare fino a 15 persone, comprese persone anziane bisognose di cure, che nessuno può permettersi di affrontare. In un sondaggio dell’anno scorso tra gli abitanti di Taiz, nel sud dello Yemen, dove Oxfam ha fornito aiuti, il 99% degli adulti ha detto di essersi privato di cibo per darlo ai figli e il 98% di aver ridotto il numero dei pasti quotidiani; più della metà è riuscito a ottenerlo in prestito da parenti o amici, quasi 2/3 se lo è procurato indebitandosi. La questione cruciale per tutti era sempre come riuscire a comprare acqua, cibo, medicine.
Solo una settimana fa – in seguito ai colloqui che si sono svolti in Svezia a dicembre - il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale e gli Houthi si sono accordati per una prima fase di ritiro dalla città portuale di Hodeidah. È stato un processo lungo di cui ancora è difficile conoscere il reale impatto. “L’incontro dei donatori a Ginevra oggi è fondamentale per assicurare al popolo dello Yemen cibo, acqua e medicine," conclude Pezzati, "Ma solo la fine della guerra potrà arrestare la spirale di disperazione.. Tutte le parti in conflitto e i loro sostenitori devono impegnarsi ad un cessate il fuoco in tutto il paese, compiere passi concreti verso una pace duratura”.
Più soldi per le bombe che per le donazioni
E' l'ulteriore denuncia che arriva da un altro ente di beneficenza internazionale. Le donazioni in favore del lavoro umanitario in Yemen non sono all'altezza di quel che sarebbe necessario per aiutare l'80% della popolazione del Paese che oggi è bisognosa di aiuti. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato che gla cifra raggiunta finora è di 2,6 miliardi, un incremento del 30% rispetto all'importo promesso nella conferenza dei donatori dell'anno scorso. Il Consiglio norvegese per i rifugiati tuttavia denuncia che "mentre miliardi sono spesi in bombe e armi che portano morte e distruzione, molto meno è reso disponibile per salvare le vite dei civili yemeniti." Mohamed Abdi, il direttore della Ong in Yemen, esorta le parti belligeranti dello Yemen a "consentire l'accesso umanitario per portare senza intoppi l'aiuto necessario alle persone bisognose e smettere di interferire nel consegna degli aiuti."