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"Zapatos Rojos", installazione simbolica alla Biennale contro la violenza sulle donne

"Zapatos Rojos", installazione simbolica alla Biennale contro la violenza sulle donne @ansa
Le scarpe rosse sono il simbolo, in tutto il mondo, della lotta ai femminicidi. L'installazione è di Elina Chaivet, l'artista messicana che l'ha ideata, presente al Lido per accompagnare il film Zapatos Rojos di Carlos Eichelmann Kaiser

 La prima installazione di Zapatos Rojos di Elina Chauvet è avvenuta il 22 agosto 2009 a Ciudad Juárez, in Messico, a partire da una donazione di 33 paia di scarpe, in risposta all'ondata di femminicidi avvenuta a durante gli anni novanta. L'idea è stata ispirata all'artista dalla tragica morte della sorella per mano del marito. Successivamente, è stata replicata un gran numero di volte in Messico e in altri paesi come Argentina, Ecuador, Canada, Stati Uniti, Spagna, Italia e Norvegia e ormai le scarpe rosse esposte in luoghi pubblici sono diventate un simbolo della protesta contro il femminicidio

Adesso, un centinaio di scarpe usate sono state verniciate di rosso e lasciate intorno alla Sala Giardino alla Mostra del cinema di Venezia: eleganti, sportive, con il tacco, rasoterra… L'installazione, della stessa Elina Chaivet, accompagna il film “Zapatos Rojos” di Carlos Eichelmann Kaiser, una co-produzione Messico-Italia. "Difficile dire da dove sia arrivata l'ispirazione per questo progetto, ma di certo il pensiero immediato - ha detto all'Ansa la Chaivet - è venuto dall'omicidio di mia sorella. Per me è stato un processo di guarigione: io passo dalla pittura all'installazione nel 2009 perché vivendo allora a Ciudad Juárez notavo quanto stesse crescendo il numero di femminicidi e questo mi ha fatto venire in mente l'idea dell'installazione, per alzare la mia voce contro la violenza sulle donne".  

Il film Zapatos Rojos, invece, presentato a Venezia 2022 nella sezione Orizzonti Extra, è l'opera prima di Carlos Eichelmann Kaiser e affronta tematiche come il femminicidio, i rapporti tra padre e figlia e i rimpianti legati al passato con delicatezza e sensibilità, attraverso una storia molto personale. Il film ha una struttura semplice e sfrutta i silenzi del suo protagonista, interpretato da Eustacio Ascacio, per immergere una figura tragica che si ritrova fuori posto, geograficamente e mentalmente, in una società che non ha alcuna pietà di chi è in difficoltà.