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MONDO

L'esito del voto

Myanmar: storica vittoria di Aung San Suu Kyi. Il partito di governo ammette la sconfitta

La Lega nazionale per la democrazia (Nld) della Premio Nobel per la pace ha dichiarato che, secondo i conteggi effettuati in autonomia sulla base dei vari seggi, è sulla via di ottenere oltre il 70% dei rappresentanti in palio in Parlamento. Il leader del partito al potere: "Abbiamo perso"

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Aung San Suu Kyi
"Abbiamo perso". Così il leader del partito al potere in Birmania legato ai militari, Htay Oo, ha ammesso la sconfitta nelle elezioni generali, stravinte dall'opposizione guidata dalla leader democratica Aung San Suu Kyi.

La Lega nazionale per la democrazia (Nld) della Premio Nobel per la pace ha dichiarato che, secondo i conteggi effettuati in autonomia sulla base dei vari seggi, è sulla via di ottenere oltre il 70% dei rappresentanti in palio in Parlamento.

Un dato che supera la soglia di due terzi necessaria a formare il primo governo democraticamente eletto dai primi anni '60. Sebbene il 25% delle Camere sia nominato per Costituzione dai militari. "Devono accettare i risultati, anche se non vogliono farlo", ha dichiarato il portavoce della Nld, Win Htein, aggiungendo che nelle regioni centrali il partito va verso la vittoria del 90% dei seggi.

In caso di vittoria schiacciante, il partito d'opposizione dovrà comunque fare i conti con le regole, le limitazioni e i vincoli che la giunta nel tempo ha creato per mantenere comunque la presa sul potere.

Si è trattato delle prime elezioni generali nel Paese da quando nel 2011 i militari hanno lasciato il potere a un governo civile, guidato da Thein Sein, ex premier della giunta.

Chi è Aung San Suu Kyi
A 70 anni, questa potrebbe essere l'occasione per Aung San Suu Kyi di realizzare quella trasformazione democratica di Myanmar, per la quale ha fatto una quindicina d'anni di arresti domiciliari. Alle elezioni di ieri, oltre l'80 per cento dei birmani si è recato entusiasticamente alle urne.

Se sarà confermato, l'arrivo al potere di Aung San Suu Kyi giungerà con 25 anni di ritardo. La "Lady" aveva vinto le elezioni già nel 1990 e anche allora era agli arresti domiciliari. Con un quarto di secolo in più sulle spalle e il riconoscimento internazionale, dopo il premio Nobel per la pace, la figlia del fondatore della Birmania indipendente si troverà a dover formare un governo, probabilmente anche facendo compromessi con chi è sostenuto dai quei militari che hanno schiacciato per decenni le speranze di libertà del suo popolo.

Nei giorni scorsi "Amay" ("Madre") Suu ha alternato dichiarazioni più morbide a prese di posizione più nette, come quando ha chiarito che sarà numero uno del governo, ma "sopra il presidente" a dispetto della norma costituzionale. Una presa di posizione motivata dal fatto che la leader democratica non può diventare presidente, in base alla costituzione fatta approvare dai militari, che impedisce a chi ha un congiunto - coniuge o figli - con cittadinanza straniera, e lei ha avuto un marito e ha due figli britannici, di ascendere alla più alta carica del paese.