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MONDO

A 24 ore da una giornata campale

Brexit, boccata di ossigeno per May: quattro membri del governo restano e mini rimpasto completato

La premier riesce a fermare l'emorragia di membri dall'esecutivo e il suo partito, quello conservatore, cancella la convocazione straordinaria del gruppo parlamentare, che aveva fatto pensare a un imminente avvio della procedura sulla mozione di sfiducia contro la leadership Tory della May

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Theresa May tira oggi un sospiro di sollievo. A 24 ore da una giornata campale, segnata dall'addio al governo da parte di suoi ministri dopo l'annuncio dell'accordo con l'Ue; e adombrata dalla minaccia di sfiducia da parte del suo stesso partito, quello conservatore, la premier britannica riprende in mano la situazione e rimette a posto qualche casella, galvanizzata dal fatto che altri quattro membri euroscettici del suo governo hanno deciso di restare. Si tratta del ministro dell'Ambiente, Michael Gove, e dei sottosegretari Penny Mordaunt, Chris Grayling e Andrea Leadsom.

Il ministro Gove: assoluta fiducia in Theresa May
Figura di punta della campagna pro-Brexit, Gove ha detto di avere "assoluta" fiducia in Theresa May. "Spero di continuare a lavorare con tutti i miei colleghi di governo e tutti i miei colleghi in Parlamento per fare in modo di ottenere il meglio per il Regno Unito", ha aggiunto il ministro, interpellato dai giornalisti.

A questo, si è aggiunta la cancellazione della convocazione straordinaria del gruppo parlamentare dei Conservatori prevista per questa mattina, riunione che aveva fatto pensare a un imminente avvio della procedura sulla mozione di sfiducia contro la leadership Tory della May. La convocazione riguardava tutti i 'whip', cioè i soli componenti dell'ufficio di presidenza che nell'ordinamento britannico aiutano a coordinare i lavori parlamentari.

Già sostituiti due ministri dimissionari, tornano due fedelissimi
Non solo. E' delle ultime ore la notizia che la premier ha già sostituito due dei ministri dimissionari. Torna al governo la fedelissima Amber Rudd, come ministro del Lavoro in sostituzione di Esther McVey, completando un mini rimpasto avviato con la nomina di Stephen Barclay, al posto di Dominic Raab, alla guida del dicastero per la Brexit.

Rudd era stata costretta a dimettersi da ministro dell'Interno con l'accusa di aver mentito al parlamento sullo scandalo dei diritti negati ai migranti storici caraibici della cosiddetta generazione Windrush. Ma in seguito, un'inchiesta interna ha stabilito che sarebbe stata a sua volta ingannata da alcuni funzionari.

Barclay, ex banchiere alla City, è brexiteer e ha sostenuto la campagna pro Leave al referendum del 2016, ma è considerato anche totalmente leale a Theresa May, non avendo mai aderito ad alcuna azione di dissenso. Amber Rudd è invece una Remainer, altrettanto fedele alla premier.

In una telefonata a LBC Radio, May ha detto di essere pronta a combattere i più euroscettici che potrebbe costringerla ad affrontare un voto di sfiducia nel giro di qualche giorno (probabilmente martedì prossimo).

I Labour intanto pensano a una bozza per la Brexit ammorbidita
I Labour intanto aprono all'ipotesi di un compromesso parlamentare su un'intesa ammorbidita rispetto a quella della premier. A parlarne, in un'intervista tv, è stato oggi John McDonnell, cancelliere dello Scacchiere ombra e figura chiave dell'entourage del leader laburista Jeremy Corbyn. McDonnell ha evocato "una maggioranza trasversale abbastanza certa" ai Comuni su un ipotetico testo rivisto della bozza definita a Bruxelles dalla premier conservatrice. Un testo in cui - ha detto - la permanenza nell'unione doganale e il mantenimento di "relazioni con il mercato unico" fossero garantite a tempo indeterminato fino al raggiungimento di un successivo accordo accettabile per tutti sulle relazioni future.

La soluzione proposta da McDonnell ricalca quella suggerita ieri dal veterano Tory Kenneth Clarke, il deputato conservatore più filo-Ue alla Camera dei Comuni, più volte ministro e attuale 'Father of the House', secondo cui May- scaricando in casa un'ottantina di brexiteers ultrà - potrebbe garantirsi il doppio dei consensi dai banchi delle opposizioni: in particolare dal gruppo del Labour e forse anche da quello degli indipendentisti scozzesi dell'Snp. Ma si tratta di una soluzione che non piace a laburisti liberal come l'ex ministro ed ex parlamentare Edward Ball, il quale accusa Corbyn di non aver deciso "da che parte schierare" davvero il partito: se in favore del via libera a una Brexit di compromesso, per quanto soft, o di una campagna per cercare di bloccare l'uscita dall'Ue. Campagna che lo stesso Ball appoggia e che i sostenitori del referendum bis - in primis l'ex premier Tony Blair - ritengono si possa ancora provare a combattere.