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MONDO

Brexit

Bruxelles, primo vertice leader Ue a 27. "Nessun negoziato prima della richiesta d'uscita della Gb"

Non ci sarà "nessun negoziato di nessun tipo" fra Ue e Regno Unito prima che il governo britannico notifichi la sua intenzione di procedere all'uscita. Lo ribadiscono i 27 capi di Stato e di governo Ue riuniti a Bruxelles secondo quanto si legge nella bozza della dichiarazione finale. La premier scozzese ha incontrato Schulz a Bruxelles: "La Scozia determinata a restare nell'Ue" 

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Al via a Bruxelles nella sede del Consiglio europeo il meeting informale del 27 capi di Stato e di governo dell'Unione europea. Dopo il Consiglio di ieri, oggi è il primo incontro senza la presenza del primo ministro inglese, David Cameron. 

La bozza di dichiarazione finale
Non ci sarà "nessun negoziato di nessun tipo" fra Ue e Regno Unito prima che il governo britannico notifichi la sua intenzione di procedere all'uscita. Lo ribadiscono i 27 capi di Stato e di governo Ue riuniti a Bruxelles secondo quanto si legge nella bozza della dichiarazione finale. I leader "sono profondamente dispiaciuti per il risultato del referendum", dichiarano, e sperano "in futuro di avere il Regno Unito come stretto partner dell'Ue".  

I Ventisette capi di Stato e di governo della "nuova "Ue senza Regno Unito vogliono che la Brexit avvenga "in modo ordinato" e che i negoziati per l'uscita di Londra puntino a un "equilibrio fra obblighi e doveri". 

 "Siamo pronti ad affrontare ogni difficoltà che dovesse derivare dall'attuale situazione" scrivono inoltre i 27 leader. Nel documento si sottolinea anche la necessità di "fare di più" rispondere alle attese dei cittadini per "la sicurezza, la
prosperità e le prospettive di un futuro migliore. "Dobbiamo agire, non ultimo nell'interesse dei giovani".

La prossima riunione
La riunione senza Cameron è stata voluta dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al fine di iniziare i lavori di risposta all'abbandono britannico e imprimere fin da subito il cambiamento derivante dalla Brexit.

La prossima riunione a ventisette si terrà a settembre a Bratislava, capitale della Slovacchia, Paese con la presidenza di turno dell'Ue a partire da domani e fino al 31 dicembre. L'annuncio del vertice informale di settembre è stato dato ieri, ma Tusk lo formalizzerà ai leader nella riunione di oggi.

La premier scozzese incontra Juncker e Schulz: "La Scozia determinata a restare nell'Ue" 
Nel giorno del primo vertice Ue senza la Gran Bretagna, la premier scozzese, Nicola Sturgeon, ha incontrato a Bruxelles il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. "La Scozia è determinata a restare nell'Unione europea". Sono le poche parole pronunciate ai giornalisti dalla premier scozzese. Schulz ha fatto sapere di aver "ascoltato" la richiesta di Sturgeon. Quest'ultima, alle 17 incontrerà anche il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, per parlare della situazione dell Scozia nell'Ue dopo il trionfo di Brexit nel Regno Unito. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha invece rifiutato di incontrarla.

Gli scozzesi a favore del Remain
Gli scozzesi hanno votato al 62% perche' il Regno Unito rimanesse nell'Ue il 23 giugno. Sarebbe "democraticamente inaccettabile" che gli scozzesi uscissero dall'Ue "contro il loro volere", ha detto martedì la leader del partito indipendentista SNP. Venerdi', dopo l'annuncio dei risultati, la signora Sturgeon aveva definito "altamente probabile" un nuovo referendum sull'indipendenza della Scozia dopo quello del 2014, che fu vinto dai 'no'. Mettendo sul tavolo il dossier scozzese in pieno summit europeo, la signora Sturgeon si mette nella situazione delicata di aprire il dibattito quando la Gran Bretagna non ha ancora lanciato il processo di uscita dall'Ue. 

La prima giornata del vertice
La prima giornata dell'ultimo Consiglio europeo di Bruxelles per il premier britannico dimissionario David Cameron, e primo della nuova era dei "Ventisette più uno", dopo il referendum sulla Brexit, si è conclusa ieri notte attorno alle 23, dopo una cena di lavoro certo non scevra di tensioni e recriminazioni, ma comunque rispettosa e cortese ("polite", in inglese). 

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha aperto la conferenza stampa al termine della cena di lavoro, ieri notte, con le condoglianze per le vittime dell'attentato di Istanbul, sottolineando che "in tempi come questi dovremmo essere uniti".

Le procedure del divorzio, ormai inevitabile, fra il Regno Unito e il resto dell'Ue, non hanno potuto essere avviate perché Cameron, come aveva annunciato, non ha notificato l'intenzione di recesso di Londra dall'Unione, un compito che ha lasciato al suo successore, chiunque sarà. La notifica attiva l'Articolo 50 del Trattato Ue, dando inizio a negoziati per il divorzio "ordinato" del Regno Unito che devono comunque concludersi entro due anni al massimo. Ed è proprio questo meccanismo a orologeria che i britannici non vogliono ora mettere in moto, prima che vi sia un nuovo governo con un piano preciso per il futuro del Regno Unito fuori dall'Unione.

La scelta temporeggiatrice di Cameron è stata criticata da una parte degli altri Stati membri (non da tutti e non particolarmente dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk), e soprattutto dalla Commissione europea e dall'Europarlamento, per la situazione d'incertezza che crea sui mercati e le sue conseguenze economiche pagate, per colpa dei britannici, da tutta l'Unione; ma alla fine considerata politicamente accettabile, se questo costoso "limbo" non durerà troppo a lungo, ovvero non oltre pochi giorni dopo la nomina del successore di Cameron.

Già qui, tuttavia, le cose si complicano e diventano ambigue: il Partito conservatore britannico terrà il suo congresso all'inizio di settembre, ma è molto probabile (e politicamente opportuno) che vi siano anche nuove elezioni politiche, visto lo sconvolgimento che la vittoria della Brexit ha provocato nel Paese. Quindi bisognerà aspettare ancora l'autunno inoltrato, e già si parla della fine dell'anno, per avere un nuovo primo ministro, eletto dal popolo (e non da un partito) che dia inizio alle procedure di divorzio dall"Ue e ai negoziati per le relazioni future con i Ventisette. "Starà al prossimo primo ministro prendere la decisione di attivare l'articolo 50. E noi vogliamo che lo faccia entro due settimane, se viene dal campo del 'Remain', e che lo faccia il giorno stesso della sua nomina, se viene dal campo del 'Leave'", ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker durante la conferenza stampa ieri notte.

In altre parole, può essere comprensibile che Cameron, e chi come lui ha lavorato per restare nell'Ue e credeva nella vittoria del "Remain", non avessero un piano preciso per organizzare la Brexit e affrontare le sue conseguenze; ma è inaccettabile che chi invece ha fatto campagna per il "Leave" non sappia ora cosa fare e chieda ancora tempo, come se non fosse preparato e non si volesse assumere la responsabilità di far fronte alla situazione creata dalla propria vittoria.