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POLITICA

Roma

Caso Azzollini, Orfini: "Il Pd voterà sì all'arresto"

"Mi pare abbastanza evidente. Credo che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell'arresto" le parole del presidente del Pd a chi gli chiede cosa farà il partito sul senatore del Ncd di cui la procura di Trani ha chiesto l'arresto

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Il Partito democratico è pronto a votare, in Aula al Senato, a favore della richiesta di arresti domiciliari, avanzata dalla procura di Trani nei confronti di Antonio Azzollini, senatore di Ap e presidente della commissione Bilancio. Ad annunciarlo è il presidente del partito, Matteo Orfini, al quale replica il coordinatore di Ncd, Gaetano Quagliariello: "Non si può dire che bisogna conoscere le carte, ma che è inutile conoscerle perchè si è già deciso. Pretendiamo dagli altri la stessa serietà con la quale ci stiamo comportando noi", afferma Quagliariello, commentando le parole di Orfini.

Sul senatore di Ap pesa il presunto coinvolgimento nel crac delle case di cura pugliesi Divina Provvidenza, un fallimento da mezzo miliardo di euro, e la richiesta già oggi sarà calendarizzata dalla Giunta per le Immunità presieduta da Dario Stefano (Sel) che ha convocato l'ufficio di presidenza. Alla seduta "non si sono presentati i senatori di Ncd e Fi. Quelli di Gal hanno protestato per la velocità della convocazione". La giunta comincerà ad esaminare la richiesta di arresto martedì 16 giugno alle ore 20. E da allora "proseguirà, probabilmente fino al 24 giugno, con due sedute a settimana" ha detto Dario Stefano, al termine della riunione dell'Ufficio di presidenza. "Ho preso contatti con il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini per decidere i tempi della sua audizione. Cosa che dovrebbe avvenire, con ogni probabilità la prossima settimana in una delle due sedute di giunta previste" ha concluso il presidente della Giunta. "Andrò in audizione e rispetterò il calendario dei lavori deciso dall'ufficio di presidenza della Giunta. Se presenterò una mia memoria? Non lo so. La mole di carte è grande, sono 600 pagine" la risposta di Azzollini.

"Siamo sempre e comunque garantisti. Lo siamo stati con Genovese, un parlamentare del Pd e proprio il Pd ha votato per il suo arresto. Noi siamo garantisti sempre e comunque" ha affermato Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera a margine di una conferenza stampa a proposito dell'atteggiamento di Fi sulla richiesta di arresto del senatore Ncd  Antonio Azzollini. 

Garantista la posizione della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi: "Bisognerà studiare le carte: di fronte ad una richiesta di arresto, prima si studiano le carte poi si prendono le decisioni. Il punto è: la politica ha capito che non si fanno affari con nessuno oppure no? Il quesito riguarda l'Ncd ma anche una parte del mio partito. L'inchiesta mafia Roma dimostra che una parte della politica si è messa sul mercato. Io sono per il finanziamento pubblico dei partiti - ha concluso - che sia poco e certificato. Sono contraria al finanziamento privato".

Sul piano degli equilibri interni al governo si attendono invece le mosse del premier Mattero Renzi. Il presidente del Consiglio non ha intenzione di tenere la contabilità di avvisi di garanzia e richieste di arresti che potrebbero mettere a rischio il Pd e la stabilità dell'esecutivo. Ha dato mandato a Raffaele Cantone e, nel caso di Roma, ai vertici del Pd di rafforzare "l'opera di pulizia". Ma non vuole farsi distrarre da polemiche e inchieste. E così, davanti alla "tegola" Azzollini, ha fatto sapere ai suoi che la linea è sempre uguale: il Pd è garantista ma una richiesta d'arresto andrà valutata nel merito e, se ci sono elementi, il Pd voterà sì perchè su queste vicende "non vale il colore politico come dimostra il nostro sì all'arresto di Genovese".

Il premier, a quanto si apprende, non ha avuto negli ultimi giorni un faccia a faccia con Angelino Alfano. Un chiarimento dopo i casi Castiglione e Azzolini ma soprattutto per capire la rotta di Ncd, sempre più in balia di divisioni e frizioni contrarie, con effetti che si ripercuotono sulle votazioni a Palazzo Madama.

Il ministro dell'Interno, spiegano fonti di maggioranza, avrebbe dato garanzie di tenuta al premier che d'altra parte sembra più impegnato a cercare di ricompattare i dem in vista dell'avvio del voto sulla riforma della Scuola. 

Scinde la questione di Azzollini dalle sorti del governo invece il capogruppo Ap Renato Schifani ai cronisti. "Sono due livelli diversi, non vedo collegamenti. Qui si parla della libertà di una persona. Se dalle carte emergerà il nulla ogni forza politica dovrà assumersi la propria responsabilità".