Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Clima-Cop25-Madrid-lavori-b5767f29-980f-4f3d-a4a9-5291870e0d6d.html | rainews/live/ | true
AMBIENTE

Clima, Cop25 a Madrid: negoziati in corso, si tratta ad oltranza su documento finale

Ancora nulla di fatto per il documento finale alla Conferenza mondiale dell'Onu sui cambiamenti climatici. Superato il giorno previsto per la chiusura, cioè ieri, i 196 Paesi più l'Ue della Cop 25 non hanno trovato un accordo sui temi più complessi e divisivi. Si tratta quindi ad oltranza per raggiungere un compromesso sul pacchetto complessivo di decisioni

Condividi
Nonostante la data di chiusura prevista della 25esima conferenza Onu sul clima fosse venerdì 13 dicembre, i negoziati della Cop25 proseguono ancora senza un accordo in vista. "Abbiamo fatto delle ore supplementari, dobbiamo mostrare al mondo esterno che manteniamo le promesse, che il multilateralismo funziona", ha insistito stamattina la ministra dell'Ambiente del Cile, Carolina Schmidt, che presiede il vertice in corso a Madrid. "La soluzione che proponiamo è equilibrata nell'insieme", assicura.

Si punta ad un nuovo testo per raggiungere un accordo, ha annunciato la presidenza cilena in una conferenza stampa ed evitare che la Cop25 si concluda con un fallimento. L'intesa, spiega il coordinatore della presidenza Andres Landerretche, verrà sottoposto alle parti durante il pomeriggio: "Non è prevista una sospensione della COP25 - ha aggiunto - e si punta da un accordo quanto prima, al più tardi nella notte". 

Manca il consenso intorno ai nuovi testi di negoziato presentati in mattinata, in particolare sui principali temi di discussione, per esempio l'ambizione in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e il finanziamento per i Paesi del sud. I delegati di Paesi ricchi, Paesi emergenti e dei Paesi più poveri del mondo tutti si oppongono al testo presentato dal Cile nel tentativo di trovare un terreno comune. Dopo un anno di catastrofi legate al clima, comprese tempeste con vittime, alluvioni e incendi, un anno di scioperi settimanali di milioni di giovani contro i cambiamenti climatici, i negoziati di Madrid dovevano mandare un chiaro segnale di volontà dei governi di affrontare la crisi. "Era la Cop dell'ambizione, non vediamo ambizione", ha criticato Carlos Fuller, del Belize, a nome del gruppo dei piccoli Stati insulari, che si è detto "scontento".

Circa 200 Stati sono riuniti a Madrid per dare l'ultimo tocco alle regole di applicazione dell'accordo di Parigi del 2015, che prevede di limitare il riscaldamento climatico ben al di sotto di 2°, anche 1,5°. Gli Stati dovrebbero rivedere le loro promesse climatiche nel 2020. Circa 80 Paesi si sono impegnati ad aumentare le proprie promesse, ma rappresentano solo il 10% delle emissioni mondiali. Per l'Unione Europea, che si è accordata su un obiettivo di neutralità carbone nel 2050, "è impossibile lasciare questa Cop senza un forte messaggio sull'ambizione, è una cosa che la gente all'esterno si aspetta da noi e dobbiamo ascoltare il loro appello", ha sottolineato una rappresentante membro della delegazione.

Molto deluse dal risultato di due settimane di discussioni anche le Ong. "La presidenza cilena ha un compito: proteggere l'integrità dell'accordo di Parigi e non permettere che venga distrutto da cinismo e avidità", denuncia la direttrice esecutiva di Greenpeace, Jennifer Morgan. A cui fa eco Jamie Henn, della Ong 350.org: "Una manciata di Paesi rumorosi ha dirottato il processo prendendo in ostaggio il resto del pianeta". Nel mirino dei difensori dell'ambiente, oltre che gli Stati Uniti che usciranno dall'accordo di Parigi a novembre del 2020, anche Cina e India che insistono, prima di rivedere al rialzo i propri impegni, sulla responsabilità dei Paesi sviluppati di fare di più e di rispettare le loro promesse di aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo. Nel mirino ci sono anche  Australia e Brasile, entrambi accusati di volere introdurre nelle discussioni delle disposizioni che secondo gli esperti minerebbero l'obiettivo stesso dell'accordo di Parigi. 

Il verdetto della scienza è senza appello: per evitare la catastrofe climatica bisogna trasformare radicalmente l'economia per cominciare a ridurre le emissioni di gas serra e avere una possibilità di rispettare gli obiettivi fissati dall'accordo di Parigi.