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ECONOMIA

La visita del premier

Ex Ilva, Conte a Taranto tra proteste e applausi: "Dobbiamo uscirne alla grande"

Ad attendere il premier nei pressi dello stabilimento siderurgico decine di operai ed esponenti di movimenti ambientalisti della città. Ressa e spintoni al suo arrivo: "Parlerò con tutti ma con calma"

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Conte con gli operai
Giuseppe Conte ci mette la faccia. Con un blitz organizzato in poche ore che ha portato all'annullamento del dell'incontro con il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, il premier vola a Taranto per parlare con gli operai in sciopero dopo l'addio di Arcelor Mittal. La città pugliese è evidentemente spaccata in due: una fuori l'impianto dell'ex Ilva che ne chiede la chiusura, confermando un secco 'no' allo scudo penale per gli indiani, l'altra dentro, in consiglio permanente, che invece attende soluzioni rapide dall'esecutivo, senza rinunciare a un solo lavoratore.

Conte viene accolto da una vera e propria ressa. Ci sono i cittadini del quartiere Tamburi e i cassintegrati, tutti uniti da una voce sola: "Ilva va chiusa, basta chiacchiere". E poi ancora "qui sono più i morti che i bambini. Noi vogliamo vivere. Vai in ospedale. Vai a vedere i bimbi fare le chemio". Il premier a fatica si fa avanti "sono qui per ascoltare tutti", dice cercando di sedare gli animi più turbolenti. La sentenza però, fuori dall'azienda, non fa sconti né al governo né a Mittal: "Nessuno scudo, Ilva va chiusa". Il presidente del Consiglio ascolta con attenzione, ma non nega di non avere una soluzione in tasca. "Mi è passata quasi la voglia di stare qua dentro - risponde l'operaio al premier che chiede lumi sulla sua situazione lavorativa - in questa fabbrica ci sono ancora 100mila tonnellate d'amianto. Sono stato licenziato ingiustamente solo perché ho ricordato a Mittal e al medico di fabbrica cosa prevede la legge sulle attività in presenza di amianto". E la soluzione? Chiede Conte. "Andrebbe programmata la chiusura o salvata solo l'area a freddo", è la replica.

Il premier dopo circa un'ora di assedio entra nella struttura, portandosi dietro una lunga processione. Ed è qui che si manifesta l'altra Taranto, quella degli operai che non vogliono andare a casa e che pretendono una nuova Ilva. Conte, seduto su un banco, partecipa al consiglio permanente di Fim, Fiom e Uilm, ed il clima è totalmente diverso. Dal "non ci rappresenta" si passa all'applauso e alla soddisfazione: "Siamo contenti che sia venuto". Il capo dell'esecutivo non si nasconde, la soluzione 'brevi manu' non c'è. Mittal non ha ancora sciolto la riserva, ma su una cosa i lavoratori devo essere certi: "Il dossier è prioritario per il governo, ma dobbiamo gestirlo tutti uniti, non solo il governo, ma anche voi". La sala è gremita, anche qui il premier non si stanca di ascoltare gli oltre 200 partecipanti al Cdf, come del resto non molla su quella che per lui è l'unica strategia da seguire: "Combattere questa battaglia tutti insieme, come sistema Paese". Tuttavia il messaggio a Mittal deve essere chiaro: "Se chiedi di venire in Italia sei il benvenuto, se firmi un contratto tu quel contratto, quell'impegno lo rispetti, sul piano occupazionale e ambientale".

Tutto il governo, tutti i ministri, insiste, sono perfettamente d'accordo con questa impostazione: "Dobbiamo inserirci in un percorso che si è rivelato vizioso e ora dobbiamo cercare di uscirne alla grande. Dobbiamo valutare un futuro di questo stabilimento che sia responsabile e sostenibile".