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ECONOMIA

Nel pomeriggio incontro con il Prefetto

Ex Ilva, a Genova operai in corteo contro la cig per Covid-19

I lavoratori sono in sciopero da venerdì scorso per protestare contro la scelta dell'azienda di prorogare e allargare la cassa integrazione per Covid

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I lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Genova, in sciopero da venerdì scorso per protestare contro la scelta dell'azienda di prorogare e allargare la cassa integrazione per Covid, dopo essersi riuniti in assemblea davanti ai cancelli della fabbrica, sono andati in corteo fino alla prefettura del capoluogo ligure, dove nel pomeriggio è in programma un incontro con il prefetto. 

Nonostante il divieto di cortei previsto anche dal nuovo Dpcm, gli operai, che indossano tutti delle mascherine, hanno deciso lo stesso di scendere in piazza per quella che definiscono una "passeggiata civile", cercando di rispettare il più possibile il distanziamento sociale

Arrivati in Prefettura, i manifestanti hanno srotolato uno striscione con scritto 'i lavoratori non sono una merce, non siamo schiavi di Mittal'. Il corteo, a cui hanno partecipato oltre 500 lavoratori,  si è svolto in modo ordinato e silenzioso: solo nelle due gallerie che costituiscono il tradizionale ultimo tratto del percorso i lavoratori hanno sfogato la loro rabbia con cori e slogan contro Mittal. "Ci siamo comportati con determinazione e senso civico a differenza dell'atteggiamento arrogante di Arcelor Mittal, che è stata arrogante - ha detto al megafono il coordinatore dell'rsu Armando Palombo - Questa è la prima iniziativa pubblica in Italia e forse in Europa al tempo del Covid 19 ma non si può sempre tacere di fronte a chi abusa di tutto".

La Fiom Cgil di Genova, intanto, ha annunciato l'intenzione di inviare un esposto alla Procura contro Arcelor Mittal, "che - si legge in una nota del sindacato - usa la cassa integrazione come arma di ricatto verso il governo nella sua trattativa riservata. Vi è - prosegue la nota della Fiom - un utilizzo illegittimo dello strumento della cassa integrazione, avendo le prove che gli ordini commerciali per lavorare esistono e che certificheremo alla Procura", prosegue la nota. "Un utilizzo illegittimo - conclude la nota - che arriva a sfruttare la cassa integrazione per pandemia Covid-19 che nulla c'entra con le astratte e non veritiere ragioni dichiarate dall'azienda, sperperando soldi pubblici finanziati dagli ultimi decreti e costruendo un ulteriore risparmio economico".

"E' inammissibile il comportamento dell'azienda che senza aspettare l'uscita del "DPCM rilancio", dove erano previsti ulteriori 5 settimane di cassa per ilCovid19, ha convocato sindacati e Rsu con una scelta unilaterale per la prosecuzione della cassa". Lo dichiara Antonio Apa, segretario generale Uilm Genova  ."La cosa incredibile è che,mentre i sindacati si sono impegnati per attuare i protocollo e far ripartire il lavoro, prima azienda a farlo, Arcelor Mittal in modo irresponsabile, ha chiesto la cassa integrazione per 250 lavoratori. Alla società abbiamo fatto numerose proposte che sono state liquidate senza un vero confronto. L'azienda è stata incapace di pianificare la produzione. Gli operai non possono vivere con 730 euro", conclude Apa.