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MONDO

Il ministro degli Esteri incontra il premier israeliano Benjamin Netanyahu

Gerusalemme, Gentiloni a Yad va-Shem: "Europa parte della speranza degli ebrei"

In visita a Gerusalemme Gentiloni ha parlato delle responsabilità dell'Europa nei confronti del popolo ebraico, ma anche dell'importanza di un accordo di pace con i territori palestinesi, coi quali auspica una soluzione a due Stati

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"Un percorso straordinario nella più terribile atrocità del Novecento". Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dopo la visita a Yad va-Shem, il museo della Shoah di Gerusalemme, dove si è recato in visita di stato. Memoria e speranza le parole che ha dedicato al popolo ebraico, due concetti che si intrecciano e rimandano alle responsabilità dell'Europa, che dopo le "barbarie" compiute nei confronti di questo popolo ora "deve essere parte della sua speranza".

Nell'incontro col primo ministro israeliano Benjamin Natanyahu, Gentiloni ha poi parlato dei rapporti con l'Italia in termini di "valori e punti di vista comuni". Unico punto di divergenza la questione Iran: la possibile intesa sul nucleare spaventa il capo dello stato ebraico, per il quale sarebbe "sbagliata e pericolosa". Nathanyahu resta infatti convinto che lo stato arabo sia "il maggiore fomentatore di terrorismo nel mondo".

Il messagio di pace lanciato da Gentiloni riprende le considerazioni fatte dal ministro nella sua visita in Palestina, il giorno precedente. A Ramallah, in Cisgiodania, ha sottolineato l'importanza dei negoziati di pace con Israele. L'auspicio è che gli sforzi per un'intesa possibile non si fermino, "anche perché il rischio che il fondamentalismo terrorista cerchi di appropriarsi di questa storica battaglia del mondo arabo è molto serio", ha detto. Sì a una convivenza pacifica dunque, ma no alle colonie: "Gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania e a Gerusalemme non aiutano la pace", ha dichiarato Gentiloni. La soluzione da auspicare resta per il ministro quella "dei due Stati".