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CULTURA

Lo scrittore commenta i manoscritti pubblicati in Francia

Giuseppe Scaraffia: "Proust alla fine scelse la madeleine perché più simbolica"

All'origine la madeleine era del "pane abbrustolito" con del miele o "una fetta biscottata". Lo si scopre con la pubblicazione Editions des Saints-Pères dei manoscritti del famoso brano. "Proust alla fine aveva scelto la madeleine non solo perché gli ricordava la Maddalena, la peccatrice pentita, ma anche perché evocava le conchiglie portate nel medioevo dai pellegrini. Nella realtà Proust aveva avuto simili folgorazioni della memoria involontaria in varie circostanze; una volta, per esempio, davanti a un roseto", commenta Giuseppe Scaraffia.

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Giuseppe Scaraffia
di Cristina Bolzani
All'origine la madeleine di Marcel Proust era del "pane abbrustolito" con del miele o "una fetta biscottata". Lo si scopre proprio oggi, con la pubblicazione Editions des Saints-Pères degli autografi del più famoso dei brani firmati da Proust: nel volume sono riprodotti in facsimile i tre carnet Moleskine che corrispondono ai brogliacci delle tre tappe dell'episodio della madeleine. L'opionione di Giuseppe Scaraffia, scrittore e docente di Letteratura francese all'università La Sapienza. 

Oggi esce in Francia un prezioso volume che pubblica, per la prima volta, alcuni manoscritti della Recherche. Che sensazione le dà vedere en plein air una parte del grande laboratorio dell'opera?
Proust alla fine aveva scelto la madeleine non solo perché gli ricordava la Maddalena, la peccatrice pentita, ma anche perché evocava le conchiglie portate nel medioevo dai pellegrini. Nella realtà Proust aveva avuto simili folgorazioni della memoria involontaria in varie circostanze; una volta, per esempio, davanti a un roseto.

In particolare il libro rivela che il prototipo della madeleine sarebbe stato prima una fetta di pane abbrustolito, poi una fetta biscottata. Cosa pensa di questa 'smitizzante' rivelazione?
Il pane abbrustolito, un piccolo toast, a noi può sembrare meno raffinato della madeleine. In realtà era il contrario, perché veniva servito con quello che allora era il massimo dell'eleganza, il tè all'inglese.

Secondo lei, a parte la cerchia fedele dei proustiani, quanto sa dialogare con la modernità l'opera di Proust, ancora oggi, e in quali aspetti?
Come ogni grande tesoro, Proust è custodito da molti ostacoli, il principale oggi è la carenza o meglio, l'incapacità, di dedicare qualche ora al giorno alla lettura. Per il resto lo snobismo che resta uno dei leitmotiv dell'opera è un fenomeno universale, e così l'amore e la gelosia.

Nel suo Dizionario del dandy lei racconta di alcune grandi figure tra le quali Proust. Qual era la peculiarità del dandismo proustiano?
Il dandismo di Proust ha due fasi; quella giovanile influenzata da Wilde, che gli aveva suggerito la cravatta tortora con cui posa nel famoso ritratto di J-E. Blanche, e quella della maturità, del dandy démodé che continua a vestire alla moda del 1905.