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ECONOMIA

Atene

Grecia, corsa contro il tempo per evitare il collasso

Il ruolo chiave adesso è della Banca centrale europea che deve prendere una decisione sulla liquidità di emergenza alle banche elleniche. Il 20 luglio scade un pagamento da 3,6 miliardi di euro che il governo di Atene deve a Francoforte

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La vittoria del ‘No’ al referendum e le dimissioni del ministro dell'economia, Yanis Varoufakis sono già acqua passata. Adesso gli occhi sono tutti puntati sulla Banca centrale europea. L'istituzione guidata da Mario Draghi oggi riunisce i vertici con ha il compito di sostenere nell'immediato le banche greche con l' Ela (Emergency Liquidity Assistance).  Si tratta di un programma di finanziamenti straordinari concessi agli istituti di credito dell'Eurozona, quando devono fronteggiare problemi temporanei di mancanza di liquidità. Attualmente, per i sostegni alle banche greche, è previsto un tetto massimo di 89 miliardi di euro, che può essere difficilmente innalzato per due motivi: innanzitutto, le banche centrali del Nord Europa (come la Bundesbank tedesca) si oppongono a questa misura; in secondo luogo, lo statuto della Bce impone di commisurare la liquidità concessa al patrimonio che le banche hanno in cassaforte.

Il valore dei titoli greci
Per gli 89 miliardi le banche greche hanno depositato come garanzia titoli con haircut differenti. Con questo termine si indica il taglio che la Bce applica sui titoli obbligazionari che le vengono dati in garanzia e dipende dall'affidabilità del titolo: più basso è il suo rating, meno valgono le garanzie e meno soldi le banche possono ottenere alla Bce. Secondo l'esperto di finanza della Bocconi Marcello Minenna,  I diversi ‘haircut’ ipotizzabili sono: 10% per i titoli di stato a breve, 30% per titoli Abs e 50% per gli altri titoli di Stato. Seguendo questi numeri il sistema bancario greco dovrebbe avere a disposizione ancora 30 miliardi di titoli per chiedere ulteriore liquidità di Ela. Per mantenere il livello correnti di 89 miliardi di liquidità la speranza ellenica è che la Bce non imponga un haircut superiore. Se Francoforte dovesse optare per il 60% potremmo parlare di default. Se l’haircut andasse al 70% le banche queste dovrebbero prelevare coattivamente dai depositi dei correntisti una ventina di miliardi di euro per onorare gli obblighi assunti.

Lo spettro del prelievo forzoso
Già nei giorni scorsi, il Financial Times aveva già avanzato l’ipotesi secondo il governo greco era pronto ad un prelievo forzoso del 30% sui depositi di oltre 8.000 euro. Mossa prontamente smentita da Louka Katseli, presidente dell'Unione delle Banche greche, che aveva ricordato come i depositi sono garantiti fino a 100.000 euro (anche se il giornale ha scritto che la Grecia ha solo 3 miliardi nel fondo assicurativo che dovrebbe coprirli).

Le file ai bancomat
Le immagini delle code ai bancomat hanno segnato la campagna elettorale refendaria. Il ministro greco dell’Economia Giorgos Stathakis ha precisato che le banche greche potranno permettere prelievi con il limite di 60 euro giornalieri fino a venerdì prossimo, se la Bce deciderà di congelare il programma ELA che concede aiuti di emergenza agli istituti del paese.

 
L’allarme per medicine e cibo
Oltre alla scarsa liquidità, quello che inizia a mancare in Grecia sono gli approvvigionamenti di carne e medicine. A soffrirne soprattutto le isole dell'arcipelago delle Cicladi, dove un gran numero di turisti stranieri si trova attualmente in vacanza. Per le imprese locali, afferma la c'è il controllo dei capitali imposto dal governo e le aziende infatti non possono pagare i loro fornitori esteri. Il rischio è che senza forniture di cibi e bevande debbano chiudere le loro attività con una relativa un'ondata di licenziamenti e fallimenti.

20 luglio: nuova scadenza per la Grecia
Nel destino della Grecia, c'è adesso una data di importanza fondamentale. E' il prossimo 20 luglio, giorno in cui scadrà un pagamento da 3,6 miliardi di euro che il governo di Atene deve alla Banca Centrale Europea. Prima di quella data, dovrà essere necessariamente raggiunta una soluzione, visto che la Repubblica Ellenica non ha i soldi ed è stata già “messa in mora” dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi), a cui non ha pagato un prestito da 1,6 miliardi di euro scaduto il 30 giugno.