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MONDO

Da lunedì attività lavorative regolari

A Hong Kong si tratta, ma in centinaia restano in strada

Discussioni preliminari in corso, ma restano i tre presidi dei manifestanti di Admiralty, Causeway Bay (sull'isola di Hong Kong) e Mongkok (penisola di Kowloon)

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Proteste Hong Kong (Ansa)
Procedono a rilento le trattative tra studenti e governo di Hong Kong, iniziate ieri per porre fine all'occupazione di piazza e strade che ha bloccato il centro della metropoli. Al momento continuano le discussioni definite ancora "preliminari" tre le due parti, mentre per strada rimangono alcune centinaia di persone, sparse per i tre presidi di Admiralty, Causeway Bay (sull'isola di Hong Kong) e Mongkok (penisola di Kowloon). Il movimento Occupy Central ha intrapeso una decina di giorni fa la protesta contro le severe limitazioni imposte in agosto da Pechino alle  elezioni per il "chief executive" che si terranno nel 2017. 

L'occupazione delle strade, secondo il leader degli studenti Alex Chow "deve finire ma quando, e solo quando, il governo avrà preso degli impegni, altrimenti è impossibile convincere la gente ad andarsene".

Ancora dimostranti in strada ma le attività sono riprese
I concentramenti di manifestanti, per quanto ridotti in numero rispetto ai giorni scorsi, continuano a impedire la circolazione su alcune delle arterie di grande scorrimento, creando problemi di traffico. Alcuni commercianti hanno iniziato a lamentarsi del blocco, che ha portato a un netto calo dei consumi. Da lunedì, gli uffici governativi lavorano tuttavia regolarmente e la Borsa, una delle più importanti dell' Asia, ha fatto registrare un leggero aumento degli scambi.

Card. Zen dormirà con studenti, uniti per la democrazia
"Sto con loro - dice ad AsiaNews il porporato 82enne - in piazza con loro. Ho già fatto due o tre notti dormendo con loro. Da stanotte starò là tutte le notti finché non saremo dispersi o arrestati". Per far terminare i sit-in in Admiralty, il governo ha promesso di dialogare. Il card. Zen non ha mezzi termini: "Io non ci credo per niente. Il governo sta giocando: da una parte dice sì al dialogo, dall'altra dice che non possiamo rovesciare le decisioni di Pechino.