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ITALIA

Nuovo Rapporto sul precariato

Inps: nei primi 9 mesi del 2015 oltre 900mila assunzioni con gli sgravi contributivi

Si tratta di 703.890 nuove assunzioni e 202.154 trasformazioni di contratti a termine. Aumenta il ricorso ai buoni lavoro: nei primi nove mesi dell'anno sono stati venduti 81.383.474, con un incremento del 69,3% rispetto al 2014

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Roma
Nei primi 9 mesi del 2015 gli assunti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità per quest'anno sono stati oltre 906.000. Lo afferma l'Inps nel suo Rapporto sul precariato, spiegando che si tratta di 703.890 nuove assunzioni e 202.154 trasformazioni di contratti a termine.

Secondo i dati dell'Oservatorio sul precariato riferito ai dipendenti del settore privato, esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli, e degli Enti pubblici economici, nei primi nove mesi dell'anno il saldo tra le assunzioni e le cessazioni sfiora i 600mila posti contro i 310.595 dei primi nove mesi del 2014. Per l’Inps "il miglioramento è dunque prossimo alle 300mila unità".

Nei primi nove mesi del 2015 sono aumentati, rispetto al corrispondente periodo del 2014, sia il numero delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato nel settore privato (+340.323) e le assunzioni con contratti a termine (+19.119) e sia le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato (+25.889). Si riducono invece le assunzioni in apprendistato (-32.991). La variazione netta dei contratti a tempo indeterminato, sottolinea l'Inps, "risulta fortemente positiva", pari a 469.393" e nettamente superiore a quella registrata per il corrispondente periodo dell'anno precedente (+98.046)".

Schizza in alto il ricorso ai buoni lavoro, nei primi nove mesi dell'anno sono stati venduti 81.383.474 di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (48.067.353), del 69,3%, con punte del 99,4% in Sicilia e dell'87,7% in Puglia.

L'incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche  (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%), in Basilicata (+35,9%), in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%).

I risultati peggiori si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria (+17,1%).