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MONDO

Donne e bambini sepolti vivi

Iraq, il premier uscente al Maliki contro il presidente. Nel Nord è strage: 500 yazidi uccisi

Il premier sciita ha denunciato il presidente per violazione della costituzione; militari fedeli ad al Maliki circondano la zona verde di Baghdad. Usa e Nazioni Unite si schierano con il presidente. La Corte Suprema dà ragione ad al Maliki: può ottenere nuovamente l'incarico.Personale Usa abbandona consolato ad Erbil

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(Ap)
Precipita la situazione in Iraq. A nord continua l'avanzata dei jihadisti tra orrori, massacri e violenze; a Baghad esplode lo scontro politico tra il premier uscente sciita Nouri al Maliki e il presidente Fuad Masum. Le forze di sicurezza, fedeli ad al Maliki hanno circondato la zona verde, dove si trovano ambasciate e palazzi governativi, poco prima che il premier sciita annunciasse in tv di voler denunciare il presidente Masum per violazione della Costituzione, per il suo ritardo nel conferirgli il nuovo mandato. Nonostante le pressioni internazionali il primo ministro non vuole rinunciare al terzo mandato e arriva la sentenza della Corte Suprema che dà ragione ad al Maliki: il suo partito, lo Stato del Diritto, è il vincitore delle ultime elezioni, e quindi lo stesso Maliki può ottenere nuovamente l'incarico.

Usa e Nazioni Unite si schierano con il presidente
Arriva il sostegno degli Stati Uniti al presidente iracheno, il curdo Fuad Masum, "noi sosteniamo lealmente il Presidente Masum che ha la responsabilità di sostenere la Costituzione irachena". Sono le parole del Segretario di Stato Usa, John Kerry che lancia un monito al primo ministro: "Noi speriamo che al Maliki non causerà problemi".
Anche l'Onu ha invitato il primo ministro a rispettare "le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica". L'inviato delle Nazioni Unite a Baghdad, Nicolay Mladenov, citato dall'agenzia Nina ha poi dichiarato che il presidente Masum lascerà il Parlamento nominare un primo ministro che formi "un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società".

Intanto Gli Stati Uniti hanno ritirato "temporaneamente" parte del personale del consolato di Erbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan iracheno minacciato dall'avanzata delle milizie jihadiste dello Stato Islamico.

Ripreso lancio di viveri
Il Pentagono ha affermato che gli Aerei militari americani hanno paracadutato nuovi carichi di viveri e di acqua per i civili perseguitati dai jihadisti,  bloccati sui monti Sinjar. Secondo il Pentagono, gli Stati Uniti hanno fornito da giovedì scorso "più di 74 mila pasti e più di 56.780 litri di acqua potabile" alle popolazioni appartenenti alla minoranza Yazidi

Yazidi, donne e bambini sepolti vivi
Centinaia di yazidi uccisi e sepolti nelle fosse comuni, in alcuni casi ancora vivi, tra questi mamme e bambini. 300 donne fatte schiave. È questo lo scenario d'orrore nel nord dell'Iraq. La Ue ha definito "crimini contro l'umanita'" gli atti commessi dai jihadisti contro la comunità. La prima a lanciare l'allarme era stata la deputata Vian Dakhil, appartenenete alla comunità che in lacrime aveva denunciato che almeno 500 Yazidi erano stati uccisi, mentre altrettante donne erano state rapite per essere usate come schiave. 20.000 delle almeno 40.000 persone appartenenti alla minoranza religiosa intrappolate da giorni sui monti di Sinjar, sotto la minaccia dei jihadisti sono riusciti a scappare. Il varco è stato aperto dall'intervento americano di ieri, che avrebbe dato modo a metà degli sfollati di attraversare la Siria e e poi rientrare nel Kurdistan. In migliaia sono ancora bloccati nelle montagne e rischiano il massacro o di morire per fame e sete. Intanto le forze curde dei Peshmerga hanno riconquistato due città in posizione strategica.

Il Papa: preghiera e aiuto economico
Papa Francesco, nel frattempo, è tornato sull'Iraq nell'Angelus: "Siamo sgomenti e increduli per le persecuzioni" nel Paese, dice da da Piazza San Pietro. E su twitter torna a scrivere i suoi appelli, spiegando che le persone private delle loro case "dipendono da noi" e poi rivolge due inviti: uno alla preghiera, l’altro a dare un aiuto materiale. Lui stesso ha consegnato al cardinale Fernando Filoni, il suo personale inviato in Iraq, "una somma da impiegare per aiuti urgenti alle persone più colpite".