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MONDO

L'esercito iracheno si muove da sud

La battaglia di Mosul: Morto un militare americano. Peshmerga avanzano sotto il fuoco dell'Isis

Un militare statunitense e' rimasto ucciso durante le operazioni in corso nel nord dell'Iraq. Le forze di sicurezza del Kurdistan iracheno (i Peshmerga) sotto il fuoco dell'Isis dopo aver lanciato un attacco congiunto su tre fronti.

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Un militare statunitense e' rimasto ucciso durante le operazioni in corso nel nord dell'Iraq. Lo ha reso noto la task force della Coalizione a guida statunitense. Il militare, di cui non sono state rese note le generalita' sarebbe rimasto coinvolto in un'esplosione. La vittima, ha aggiunto il ministero della Difesa americano, è stato colpito dall'esplosione di un ordigno artigianale. Il Pentagono non ha riferito l'identità del soldato nè a specificato se si trattasse di uno dei cento consiglieri militari a stelle e strisce che in queste ore affiancano i peshmerga curdi nella battaglia di Mosul. E' il quarto soldato americano ucciso in Iraq nel corso delle operazioni contro lo Stato islamico, cominciate nel 2014.

Le forze di sicurezza del Kurdistan iracheno (i Peshmerga) hanno reso noto di aver lanciato un attacco congiunto su tre fronti differenti, a est e a nord della città di Mosul, nell'ambito dell'offensiva per espugnare la roccaforte dell'Isis in Iraq.

Dopo forti combattimenti con i jihadisti -ha riferito un comandante dei Peshmerga, Gayaz al Suyu- le forze terrestri curde, con la copertura aerea della coalizione internazionale, hanno liberato il villaggio di al-Nauran. I Peshmerga ora avanzano verso altri villaggi vicini, situati a meno di 17km dall città di Mosul.

Nel frattempo l'esercito iracheno si muove da sud, mentre forze speciali irachene si sono unite all'offensiva. L'obiettivo è mettere in sicurezza altri villaggi prima di stringere la morsa su Mosul, che ora risulta stretta su tutti i lati, tranne che quello ovest, in direzione della Siria.  

Le forze armate irachene "sono entrate nel villaggio di Bartalla", a est di Mosul, contro il quale hanno lanciato un attacco questa mattina. Lo ha riferito Fazil Barwari, comandante delle forze speciali che partecipano alla campagna di Mosul, citato dall'agenzia curda Rudaw.

Secondo fonti dell'agenzia Xinhua, l'attacco a Bartalla, località finora in mano all'Is, si svolge con il supporto aereo degli Stati Uniti e vede coinvolti sul campo i peshmerga curdi e le forze speciali di Baghdad. L'attacco è stato preceduto da colpi di artiglieria pesante. A nord-est di Mosul, i peshmerga avrebbero già liberato i villaggi di Nawran e Barmia, mentre altre truppe avanzano da nord verso le località di Tal Asquf e Batnaya.

Intensi combattimenti sono in corso nella cosiddetta 'Piana di Ninive', che occupa una fascia a est e a nord-est di Mosul. Città e villaggi della piana sono abitati da varie minoranze etniche e religiose, tra le quali molti cristiani assiri. Molti esponenti di queste comunità hanno tuttavia abbandonato la zona già nel 2003, in seguito all'occupazione degli Usa, e un secondo grande esodo si è registrato nel 2014, quando l'Is ha preso il controllo della zona.
 
Chi può nel frattempo fugge dalla città  e, secondo il Pentagono, man mano che avanza l'offensiva delle forze irachene e curde, la cupola dell'Isis si da' alla macchia. "Abbiamo visto movimenti in uscita da Mosul, abbiamo indicazioni che i leader siano scappati", ha riferito il generale di divisione Gary J. Volesky, comandante in capo delle truppe di terra della coalizione internazionale guidata dagli Usa nonché massima autorità militare alleata di stanza in Iraq. "Dove vadano, se ne occuperanno i nostri soldati che seguono questi obiettivi", ha aggiunto in teleconferenza da Baghdad. Ma non è chiaro chi siano e in quale direzione si muovano i fuggiaschi.

A suo parere, sui 3.500-cinquemila miliziani asserragliati al momento nella città contesa sarebbero destinati a rimanere fino alla fine solo i cosiddetti 'foreign fighters', originari cioé non della regione mediorientale ma di altre aree, e in particolare dei Paesi occidentali. Per loro Mosul sarebbe destinata a diventare al tempo stesso una trappola e l'estremo baluardo, perché altri posti dove andare non ne hanno e si camuffano difficilmente con la popolazione. Ignota anche la sorte del 'califfo', Abu Bakr al-Baghdadi: secondo alcune fonti sarebbe ancora in città, per altri invece è già fuggito. 

Migliaia di civili in fuga
Oltre duemila civili in fuga da Mosul, l'ultima roccaforte irachena dell'autoproclamato Stato Islamico (Is)  al centro dell'offensiva della Coalizione Internazionale, stanno cercando di attraversare il confine siriano per entrare nel Rojava, la regione nel nord della Siria sotto il controllo curdo. Lo hanno fatto sapere, attraverso il loro account twitter, le milizie delle Unità di Protezione Popolare curde (Ypg). L'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) comunica che le persone in fuga verso la Siria e la Turchia in seguito all'offensiva lanciata su Mosul potrebbero arrivare a 100.000.

La Croce Rossa Internazionale teme l'uso di armi chimiche 
In un ulteriore sviluppo la Croce Rossa internazionale ha comunicato di temere l'uso di armi chimiche nella battaglia per Mosul e di essersi preparata a questa evenienza. "Non possiamo escludere l'uso di armi chimiche" nella battaglia per liberare Mosul dal sedicente Stato Islamico (Is), ha ammesso Robert Mardini del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc). Incontrando i giornalisti, Mardini ha spiegato che l'Icrc si sta preparando i propri operatori sanitari e sta inviando equipaggiamento alle strutture sanitarie vicino a Mosul "in modo che possano trattare casi di persone contaminate e provvedere alla decontaminazione".