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MONDO

Kerry: presto sarò nella regione per riaprire il negoziato

Gerusalemme: sigilli ai quartieri arabi. Israele schiera l'esercito nelle città

Con una decisione senza precedenti il governo israeliano decide di isolare i quartieri arabi della Città santa dopo l'escalation di attentati culminata con la giornata di terrore di ieri. I corpi degli attentatori uccisi non saranno restituiti alle famiglie. Il ministro del Governo locale palestinese, Hussein Al-Araj "diciamo no a una terza Intifada, no alle armi, vogliamo la pace. Netanyahu vuole la pace solo a parole". Due attentatori palestinesi fermati dalla polizia israeliana, un morto ed un ferito grave. Usa "profonda preoccupazione sulla violenza in Israele". Kerry lavora a vertice con Netanyahu e Abu Mazen
 

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Dopo l'escalation di violenza dei giorni scorsi il governo israeliano ha deciso di di sigillare e isolare i settori arabi di Gerusalemme e di indire il coprifuoco su questi quartieri. La notizia, senza precedenti, è stata comunicata con una nota dall'ufficio del premier Benjamin Netanyahu al termine di una riunione sulla sicurezza. Il governo ha inoltre deciso di non consegnare alle rispettive famiglie i cadaveri degli attentatori rimasti uccisi negli attacchi dei giorni scorsi. È stato inoltre disposto un rafforzamento delle misure di protezione non solo a Gerusalemme ma anche nelle maggiori città israeliane dove l'esercito ha inviato sei compagnie di soldati "per rafforzare il senso di sicurezza". Intanto le forze di sicurezza israeliane hanno sventato due attacchi terroristici con il coltello: il primo alla Porta di Damasco a Gerusalemme, secondo quanto riferisce il Jerusalem Post, un'uomo si è lanciato verso una guardia di sicurezza che stava scortando una famiglia alla porta della Città Vecchia ma è stato fermato e ucciso dagli agenti che lo fermato prima che accoltellasse qualcuno; il secondo attentato è stato sventato sempre a Gerusalemme, alla stazione centrale degli autobus. Secondo la polizia, l'aggressore palestinese ha tentato di salire su un autobus e poi ha aggredito a coltellate una israeliana di circa 70 anni ferendola nella parte bassa del corpo. La Polizia avrebbe ferito gravemente, con colpi d'arma da fuoco, l'attentatore.

Scontri tra giovani palestinesi ed esercito israeliano
Scontri, oggi, a Betlemme dopo i funerali di un palestinese, Moataz Zawahara, 28 anni, ucciso durante altri scontri. Dei giovani palestinesi hanno iniziato a lanciare pietre e molotov contro l'esercito israeliano che ha risposto con gas lacrimogeni vicino al muro che separa la Cisgiordania da Israele.

Le violenze di ieri
Per la capitale israeliana la giornata di ieri, ribattezzata "giornata della rabbia" dai palestinesi, è stata una delle più difficili per via della cosiddetta Intifada dei coltelli. In città ci sono stati quattro attentati in simultanea, tre morti e una ventina di feriti. Tra le vittime anche il rabbino Yeshaye Krishevsky di 59 anni. Una giornata di sangue iniziata da due terroristi che hanno aperto il fuoco su un autobus, nel quartiere di Armon Hanatziv. Nell'attacco sono morti due uomini, mentre altre quattro persone sono state portate in ospedale. Una di queste è grave. In totale sono state ferite sedici persone. I due attentatori sono stati neutralizzati, uno è stato ucciso, l'altro ferito. Poco dopo un altro drammatico episodio a Malkei Israele Street, sempre a Gerusalemme, quando un uomo al volante ha puntato l'auto contro una fermata d'autobus. Quest'ultimo è poi sceso dall'auto e ha cominciato a ferire i presenti, che però sono riusciti a fermare l'attentatore. Negli scontri è morto il rabbino Yeshaye Krishevsky di 59 anni e altre cinque persone sono rimaste ferite.

Netanyahu: useremo "ogni mezzo possibile" contro la violenza 
Per affrontare l'ondata di violenze il primo ministro di Israele Netanyahu ha convocato una riunione urgente del gabinetto di sicurezza.  Abbandonando momentaneamente la riunione, iNetanyahu ha annunciato alla Knesset, il Parlamento israeliano, che verrà utilizzato "ogni mezzo disponibile" per contrastare la violenza. "A chi alza la mano contro di noi", ha aggiunto "quella mano sarà tagliata". Il primo ministro ha anche diffidato il presidente dell'Anp, Abu Mazen, dall'incitare i palestinesi alla rivolta in qualunque modo, sottolineando che in caso contrario sarà ritenuto responsabile dell'aggravamento della situazione. Stando a quanto trapelato, Netanyahu sta pensando a misure di sicurezza addizionali: il governo potrebbe optare per la decisione senza precedenti di chiudere i quartieri palestinesi di Gerusalemme Est, così da impedire che i residenti abbiano accesso alle zone ebraiche, e decidere di allentare le regole sul porto d'armi per difesa personale.

L'Autorità palestinese: non è in corso una terza intifada, Netanyahu vuole la pace solo a parole
Dal canto suo, il governo palestinese nega che sia in corso una terza intifada per liberare Gerusalemme. Secondo il ministro degli Esteri palestinese, Riad al Malki, intervenuto a Ginevra durante la cerimonia all'Onu in cui è stata issata la bandiera palestinese,  è piuttosto "il premier Netanyahu che sta cercando di istigare una nuova intifada, spingendo i palestinesi allo scontro. Noi vogliamo evitarlo e non dare (a Israele) quella soddisfazione". "L'unica soluzione per placare l'escalation di violenza - ha aggiunto - è chiedere l'intervento del Consiglio di sicurezza dell'Onu". Al-Malki ha poi annunciato che a breve sarà convocata una sessione speciale del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, per prendere posizione contro l'escalation di attacchi tra israeliani e palestinesi. Il ministro del Governo Locale palestinese, Hussein Al-Araj a margine del Forum mondiale dello sviluppo locale in corso a Torino, ha ribadito la posizione palestinese "Invitiamo alla calma e diciamo no a una terza Intifada, no alle armi, vogliamo la pace". Poi ha aggiunto "Non vogliamo vedere l'Intifada e non siamo noi a chiederla, ma vediamo che purtroppo non sta succedendo la stessa cosa da parte di Israele. Il primo ministro Netanyahu dice di essere a favore della pace, ma solo a parole e non nei fatti e assistiamo a provocazioni giornaliere nei nostri confronti".

Abu Mazen:"Non accetteremo alcun cambiamento nel Haram al-Sharif"
Il presidente palestinese Abu Mazen ha chiesto stasera la protezione internazionale per la Spianata delle Moschee di Gerusalemme. "Respingiamo - ha detto alla televisione di Stato - i tentativi israeliani di alterare lo status quo a Gerusalemme. Non accetteremo alcun cambiamento nel Haram al-Sharif (la Spianata delle Moschee, ndr). I palestinesi hanno bisogno di una protezione internazionale immediata". 

Hezbollah favorevole a una nuova Intifada palestinese
Il leader delle milizie sciite libanesi di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è detto favorevole a una nuova Intifada palestinese, due settimane dopo lo scoppio delle violenze a Gerusalemme Est e nei Territori, costate la vita a una trentina di persone. "E' nostro dovere rimanere a fianco dei palestinesi a aiutarli il più possibile, e riconoscere che i palestinesi non hanno altra scelta davanti a loro se non quella della resistenza e
dell'Intifada" ha continuato Nasrallah, sottolineando come i palestinesi stiano "reagendo alle provocazioni di Israele" e cerchino di evitare "la giudaizzazione della moschea di Al Aqsa".

"Profonda preoccupazione degli USA" che s'impegnano per una mediazione diplomatica
Dopo le violenze di ieri in Medio Oriente, il Segretario di Stato americano John Kerry ha riproposto la mediazione diplomatica del governo statunitense: "Presto sarò nella regione e cercherò di vedere se esiste la possibilità di reimpegnare le parti in un negoziato che eviti il precipizio", ha detto Kerry. "La violenza", ha aggiunto il capo della diplomazia americana, "arriva perché è in crescita il sentimento di frustrazione tra gli israeliani, che non vedono passi avanti". Infine Kerry ha assicurato l'impegno americano per la ricerca di una via d'uscita entro i prossimi "16 mesi" dell'amministrazione Obama. Intanto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest ha dichiarato che "C'è profonda preoccupazione da parte degli Stati Uniti sulla violenza in Israele e condanniamo la perdita di ogni vita di innocenti, che si tratti di israeliani e palestinesi". Secondo l' emittente israeliana Canale 10 già in questa fase preliminare Kerry avrebbe tuttavia compreso che non potrà incontrare assieme Netanyahu ed Abu Mazen. Per cui sta studiando la possibilità di tenere con loro, ad Amman, incontri separati: in pratica, più una spola che un vertice. Nel frattempo, secondo Canale 10, Kerry starebbe insistendo su Netanyahu perchè annunci un congelamento delle colonie allo scopo di rimettere in moto le trattative fra le due parti. Ma per Netanyahu un annuncio del genere - ha commentato la emittente - significherebbe quasi sicuramente un rimpasto di governo, con la estromissione di un partito nazionalista e l'ingresso dei laburisti oggi all'opposizione.