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ECONOMIA

I commenti del Csc sul NaDef

Istat, prosegue fase debolezza economica. Confindustria: "Paese in bilico"

"Italia corre sul filo del rischio recessione"

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L'indicatore che anticipa l'andamento dell'economia per i prossimi mesi "ha mantenuto un profilo negativo, suggerendo il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi". Così l'Istat nell'ultima nota mensile.

"La revisione dei conti economici ha lievemente modificato il profilo del Pil - prodotto interno lordo - che ora evidenzia un marginale incremento congiunturale sia nel primo sia nel secondo trimestre (+0,1%). Tuttavia, a luglio, l'indice della produzione industriale ha registrato la seconda flessione congiunturale consecutiva", afferma l'Istat.

Inoltre, fuori dall'Italia, "i dazi imposti dagli Usa e le misure compensative attivate dai paesi coinvolti, i fattori geopolitici destabilizzanti e il rallentamento dell'economia cinese, continuano - rimarca l'Istituto di statistica - a influenzare negativamente il commercio mondiale".

Il pensiero di Confindustria sulla situazione economica del paese
La confederazione generale dell'industria italiana parla apertamente di un Paese "in bilico" che corre sul filo del "rischio recessione". Secondo la ricostruzione del direttore del Centro studi Confindustria, Andrea Montanino, la Manovra si profila finora come "parzialmente restrittiva per 8 miliardi di euro, pari a 0,5 punti di Pil", la più restrittiva dal 2013, dai tempi del governo Letta.

Non si tratta di "un giudizio negativo: la precedente legge di bilancio aveva lasciato un'ipoteca forte sui conti pubblici". Secondo il Csc, la parte di risorse destinate all'economia reale equivale a circa 5,5 miliardi, pari a 0,3 punti di Pil. Sulla base degli obiettivi di deficit indicati nella Nadef, la manovra sarà espansiva per 0,8 punti di Pil (15,3 miliardi). "In realtà - osserva il Csc - la parte di Manovra che inciderà effettivamente sull'economia reale si otterrebbe escludendo i 23,1 miliardi necessari ad annullare la clausola di salvaguardia. In questo caso il deficit tendenziale sarebbe il 2,7% del Pil e per portarlo all'obiettivo del 2,2% serve una manovra netta restrittiva per 0,5 punti di Pil, circa 8 miliardi di euro".

Confindustria ha spiegato che se non ci sarà uno stop all’aumento dell'Iva - imposta sul valore aggiunto -, l'Italia rischia crescita zero nel 2019 e nel 2020. Secondo il Csc, l’Italia "è ancora sulla soglia della crescita zero rischiando di cadere in recessione in caso di nuovi shock". A "politiche invariate", con il rialzo di Iva e accise, gli economisti di via dell'Astronomia stimano un Pil fermo sia quest'anno sia nel 2020 quando, invece, "crescerebbe dello 0,4%" se "l'aumento delle imposte indirette venisse annullato e finanziato interamente a deficit".