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ITALIA

Il caso

L'Italia concede l'asilo politico ad Alma Shalabayeva

Lo status di "rifugiato" anche alla figlai di 6 anni. A deciderlo la commissione del Viminale. Accolta la richiesta della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Il 28 maggio la donna venne fermata anni da alcuni agenti di polizia nella sua villa a Casalpalocco

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Alma Shalabayeva
Roma
Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, ha ottenuto insieme alla figlia lo status di rifugiato politico. A deciderlo è stata la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale del Viminale. A renderlo noto sono i legali della donna. Il 28 maggio 2013 Alma Shalabayeva venne fermata da alcuni agenti della questura di Roma, insieme alla figlia di 6 anni, mentre si trovava in una villa a Casalpalocco.  

La decisione del Viminale
"La Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale Di Roma ha riconosciuto ad Alma Shalabayea e a sua figlia Alua - spiega l'avvocato Anton Giulio Lana - lo "status di rifugiato ai sensi dell'art. 1 della Convenzione di Ginevra". "La decisione di oggi - aggiunge il legale - ha così confermato l'evidente fondatezza della domanda, per la quale si era già assicurato un esame prioritario, stante l'importanza e la delicatezza della questione". "La Commissione ha valutato positivamente la richiesta di Alma, assicurando la protezione internazionale dello Stato italiano alla stessa e alla figlia", precisa il legale.

I permessi di soggiorno
In base alla decisione odierna, spiega ancora l'avvocato Lana, verranno emessi due permessi di soggiorno per la madre e la figlia con una validità quinquennale (rinnovabile alla scadenza): il riconoscimento dello status comporta infatti una sostanziale equiparazione del rifugiato ai cittadini italiani per quanto riguarda i diritti normativamente garantiti. "La commissione territoriale, dopo una lunga e articolata audizione, ha correttamente ravvisato la sussistenza del fondato timore di persecuzione da parte del Kazakistan nei confronti della signora Shalabayeva, in collegamento con le vicende che le impediscono di far ritorno nel suo paese natale", precisano gli avvocati Anton Giulio Lana e Alessio Sangiorgi, dello studio legale Lana - Lagostena Bassi. "Dopo la drammatica vicenda vissuta dalla sig.ra Shalabayeva e dalla figlia, il riconoscimento dello status di rifugiato costituisce senz'altro un segnale positivo dell'impegno italiano sul piano internazionale" conclude l'avv. Lana.