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POLITICA

Camera

Italicum, Renzi: "Legge è un simbolo, ma ancora non è finita". Domani il voto finale

Il premier è prudente in vista del voto finale di domani in Aula nonostante le tre fiducie incassate. Boschi: "Fiduciosi ma cauti e ipotesi referendum non ci spaventa". Intanto crescono le tensioni all'interno del Pd

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"Ancora non è finita". Nonostante le tre fiducie incassate alla Camera il premier è prudente sull'Italicum che domani affronterà il voto finale. La legge elettorale è diventata un simbolo del governo del fare, "uno spartiacque tra una classe politica inconcludente, che prometteva e poi non faceva nulla" e il suo governo, che "ci prova e ce la fa".

Il premier dopo aver smentito i retroscena che gli attribuivano un duro scontro con la minoranza dem - i 38 "dissidenti" che non hanno votato le fiducie - il premier in un'intervista al Tg2 ribadisce: "Per anni i cittadini hanno visto una classe inconcludente. Stavolta abbiamo indicato gli obiettivi e li stiamo portando a casa. Per le strade mi dicono 'tenete botta perchè è la volta buona'". Respinge perà l'accusa di autoritarismo: "In tanti dicono 'manca la democrazia' e poi abbiamo fatto 7 voti sull'Italicum solo in questa terza lettura...".

Boschi: "Fiduciosi ma cauti"
Prudente ma sicura anche il Ministro Boschi. "Dobbiamo essere fiduciosi visto come sono andati i voti nei giorni scorsi, ma comunque cauti". Se lunedì arrivasse il via libera definitivo sarebbe "un passaggio fondamentale non solo - ha sottolineato - perché finalmente avremo una legge elettorale che funziona e che mette definitivamente in un cassetto il Porcellum ma perché dimostreremo ai cittadini di essere anche in grado di mantenere gli impegni e forse di ricostruire quel rapporto di fiducia indispensabile tra politici e cittadini". A proposito dell'intenzione annunciata da Forza Italia e M5s di raccogliere firme per un referendum abrogativo il Ministro dichiara: "Una sfida che non ci spaventa. Saranno i cittadini a decidere".

I 38 dissidenti
Lunedì mattina i gruppi di opposizione concorderanno una strategia in vista del voto: se chiedere lo scrutinio segreto, se votare contro a scrutinio palese o tornare sull'Aventino. I dissidenti dem spiegano che da parte loro non ci saranno trabocchetti: prenderanno una posizione chiara e la dichiareranno, magari con un documento. "Non voto il testo finale", dice Gianni Cuperlo. Questa l'unica certezza dei 38: non c'è possibilita' che votino sì, assicurano. Sulle altre opzioni (votare no, uscire dall'Aula, astenersi) si consulteranno appunto lunedì.

Tensioni interne al Pd
In vista del voto di domani le tensioni all'interno del Pd restano alte. Uno dei 38 "dissidenti", l'ex lettiano Guglielmo Vaccaro, lascia il gruppo perchè contrario alla candidatura di Vincenzo De Luca alle regionali in Campania. Polemica anche tra i deputati vicino a Prodi per il mancato ringraziamento del Premier, dal palco dell'inaugurazione dell'Expo, a Romano Prodi: è stato il suo governo a lanciare la candidatura della città per la manifestazione