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MONDO

Soprattutto in Libano e Giordania

Jihadisti dell'Isis a caccia di occidentali da rapire

Lo ha riferito alla Cnn una fonte dei servizi mediorientali. I miliziani dello 'Stato islamico' sarebbero a corto di prigionieri occidentali e la loro intenzione sarebbe quella di portarli, una volta rapiti, nel loro 'califfato' in Siria per sfruttarli nella propaganda mediatica e fare pressioni sui Paesi di origine 

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Militanti armati con la bandiera dell'Isis (Ansa)
Washington (Usa)
Jihadisti dell'Isis a caccia di cittadini occidentali da prendere in ostaggio. A riferirlo alla Cnn una fonte dei servizi mediorientali, secondo cui i miliziani sunniti hanno pianificato agguati in particolare in Libano e in Giordania.  Gli jihadisti - stando sempre a quanto riferito dalla fonte dell'emittente Usa - hanno intenzione di portare gli ostaggi nel loro 'califfato' in Siria, per sfruttarli nella propaganda mediatica e fare pressioni sui Paesi di origine dei rapiti.

Dopo le decapitazioni, l'esecuzione del pilota giordano Muad Kasasbeh e l'annuncio della morte della volontaria americana Kayla Jean Mueller - che secondo l'Isis sarebbe stata uccisa in un raid aereo giordano -  i miliziani sarebbero rimasti a corto di prigionieri. Non è chiaro quanti ostaggi siano ancora nelle loro mani, anche perché i governi mantengono il massimo riserbo e conducono spesso trattative segrete per non mettere in pericolo la vita dei rapiti.  

Secondo l'emittente americana, lo Stato islamico ha risorse finanziarie sufficienti per corrompere guardie di frontiera, in modo da consentire ai propri miliziani di raggiungere gli altri Paesi e portare a termine i sequestri. "La frontiera è molto, molto permeabile", ha spiegato il colonnello Rick Francona, ex militare americano attachè in Siria. Inoltre, i miliziani godrebbero di appoggi di gruppi terroristici affiliati, anche in Stati nordafricani, in grado di commettere rapimenti e di trasferire i prigionieri nelle 'carceri' dell'Isis nella città siriana di Raqqa. Particolarmente a rischio sarebbero i cooperanti che lavorano nei campi profughi in Libano e in Giordania.