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SCIENZA

Libri

La ricchezza della Terra. Premiata opera divulgativa sull'intelligenza vegetale

Le piante comunicano, scelgono, apprendono, ricordano. Un libro sull’intelligenza delle piante, “Verde Brillante”, ha vinto quest’anno la sezione Ecologia e Paesaggio del Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti. 

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di Laura Mandolesi Ferrini
“Quegli alberi erano sacri (…) esiste una sorta di comunicazione elettrochimica che avviene tra le radici degli alberi come per le sinapsi tra neuroni (…). Ci sono più connessioni che in un cervello umano, chiaro?  C’è una rete, è una rete globale e i Na’vi ne hanno accesso,  possono caricare e scaricare dati, ricordi, in posti come quello che voi avete appena distrutto”. “La ricchezza di questo mondo non è nel suolo,  è tutta intorno a noi. I Na’vi lo sanno e si stanno battendo per difenderla”. 
(Dr Grace Augustine , in “Avatar”, James Cameron, 2009)

 
Siamo su Pandora. La dottoressa Grace cerca di salvare quello che ha scoperto essere la vera ricchezza del pianeta: gli alberi e le loro radici. Con le loro interconnessioni, i loro scambi elettrochimici, le loro energie. Siamo in piena fantascienza.
 
Ma se torniamo sulla Terra possiamo scoprire un mondo non del tutto dissimile: “Provate a immaginare un pianeta in cui le piante abbiano imparato a comunicare. (…) Possono scambiarsi informazioni e sono in grado di farsi capire anche dagli altri animali, compreso (…) l’uomo. (…) I vegetali (…) possono ampliare il raggio delle loro esplorazioni oltre i confini del proprio organismo. (…) Riuscite a immaginare un mondo così? (…) Questo mondo esiste: benvenuti sulla Terra”.
 
Lo scrivono Stefano Mancuso e Alessandra Viola in “Verde Brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale” (Giunti, 2013). E non è finzione. Ma un tentativo di rendere accessibili a tutti, i risultati di anni di ricerche svolte sulle piante da Mancuso e dalla sua équipe, nel campo della Neurobiologia Vegetale. Un ambito innovativo e ancora poco noto, le cui scoperte ci aiutano a liberarci da molti tabù nei confronti di questi misteriosi esseri viventi. Tabù e preconcetti ancora duri a morire, tanto da impedirci di aprire gli occhi persino su aspetti molto semplici della loro vita.
Lo sforzo divulgativo era quindi necessario ed è valso agli autori il Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti 2014, sezione Ecologia e Paesaggio. Non a caso, perché considerare le piante diversamente da elementi di arredo o da oggetti inanimati costringe Homo sapiens a scendere dal piedistallo su cui è salito arbitrariamente qualche millennio fa e a ridefinirsi come uno dei tanti elementi dell’ecosistema da cui deriva. La nostra vita sarebbe impossibile senza le piante, ma loro se ne infischiano della nostra esistenza, ci fa notare Mancuso, introducendoci in questo mondo di insospettata intelligenza, di felici scelte evolutive e di segrete sintonie con altri esseri viventi. Scoprire queste cose è come compiere un viaggio attraverso una serie di sorprese, alla fine del quale non possiamo non fare i conti con questioni pressanti come quella ambientale. La fine di questo viaggio ancora non si conosce. Ma si può andare a cercare l’inizio attraverso un altro viaggio compiuto da Mancuso, questa volta indietro nel tempo: in “Uomini che amano le piante. Storie di scienziati del mondo vegetale” (Giunti, 2014) l’autore ripercorre le vite di scienziati che hanno saputo osservare le piante in modo tale, da scoprire o intuire moltissimo. Un omaggio a studiosi, naturalisti o filosofi che hanno ispirato tanta indagine botanica, anticipando non solo i temi dalla ricerca ma quell’esemplare e sana consapevolezza che ci fa dire: “La ricchezza di questo mondo non è nel suolo, è tutta intorno a noi”.