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MONDO

La scheda - Perché si celebra la giornata mondiale contro l'omofobia

Il 17 maggio 1990 l'Organizzazione mondiale della Sanità cancellava dall'elenco delle malattie mentali l'omosessualità. Ancora oggi, però, le relazioni tra persone delle stesso sesso sono punite in ben 86 Paesi del mondo con carcere, fustigazioni ed esecuzioni capitali

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Perché si festeggia il 17 maggio?
Il 17 maggio 1990 è una data storica: 26 anni fa l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”. Oggi tale data è ricordata celebrando la “giornata mondiale contro l’omofobia”. Tuttavia, il cammino per arrivare a tale traguardo è stato lungo.

Le comunità gay iniziano a richiedere i diritti civili nei Paesi occidentali solo all’inizio degli anni Settanta. Contemporaneamente anche il mondo scientifico inizia a rivedere le teorie riguardo l'omosessualità: nel 1974  viene cancellata dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) pubblicato dall'American Psychiatric Association (APA). Tante le tappe intermedie, a partire dalla prima versione del manuale del 1952 dove l’omosessualità risultava ancora una condizione psicopatologica tra i “Disturbi sociopatici di Personalità”; nel 1968 essa era considerata una deviazione sessuale, come la pedofilia, catalogata tra i “Disturbi Mentali non Psicotici”. E ancora nel 1974 sui testi scientifici si parlava di ”omosessualità egodistonica”, ossia quella condizione in cui una persona omosessuale non accetta il proprio orientamento sessuale e non lo vive con serenità. Tale teoria sarà superata nel 1987 ma avrà la sua ufficialità solo con la decisione presa dall’Oms nel 1990.

Ancora considerata reato in 86 Paesi
Attualmente sono 86 i Paesi nel mondo che condannano le relazioni tra persone dello stesso sesso con pene che comprendono il carcere, la fustigazione e la pena di morte.

Pena di morte in sette Paesi
Sono sette i Paesi in cui l’omosessualità, specie quella maschile, è punita con la pena di morte.
In alcuni di essi si fa una distinzione in base al genere sessuale, prescrivendo pene più severe per i rapporti tra uomini. In Iran, ad esempio, per la sodomia è prevista la pena di morte, mentre per il lesbismo la legge prescrive 100 frustate. Similmente in Mauritania dove l’omosessualità maschile è punita con la lapidazione, mentre quella femminile può costare fino a due anni di carcere e una multa di 60.000 ouguiya, pari circa a 210 dollari.
In Qatar e Emirati Arabi Uniti la sodomia può essere punita con la pena di morte.

In Arabia Saudita, dove le sentenze derivano dall’interpretazione della Shari’a, gli uomini sposati e i non musulmani sono sottoposti alla lapidazione; per gli uomini non sposati, invece, sono previste 100 frustate e l’esilio di un anno dalla comunità. Similmente il codice penale dello Yemen condanna gli uomini sposati alla lapidazione, mentre quelli non sposati sono puniti con 100 frustate e un anno di prigione. Per le donne omosessuali, invece, la legge stabilisce il carcere fino a 3 anni e 100 frustate.

In Sudan esiste un sistema di pene progressive. La prima e la seconda condanna per omosessualità possono costare all’imputato colpi di frusta e 5 anni di carcere; tuttavia, in caso di una terza condanna, il sistema giudiziario prevede l’ergastolo o la pena di morte.
Anche nei 12 Stati della Federazione nigeriana, dove vige la Shari’a, è prevista la lapidazione.

Pene severe anche negli Stati Uniti
Sebbene nel 2015 la Corte Suprema abbia riconosciuto il diritto al matrimonio per le coppie omosessuali, decisione preceduta da una sentenza del 2003 che dichiarava le leggi anti-sodomia incostituzionali e arcaiche, sono 12 gli Stati Usa dove restano ancora in vigore tali norme: in caso di sodomia sono previsti fino a 15 anni di carcere in Michigan, che scendono a un massimo di 10 in Utah, Kansas, Oklahoma, Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama, Florida, North Carolina, South Carolina e Idaho.