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MONDO

L'albergo dei diplomatici

Libia, l'Isis attacca un hotel di Tripoli: 12 morti. Uccisi anche un americano e un filippino

I terroristi asserragliati nell'edificio si sono fatti esplodere. L'obiettivo era il premier del governo parallelo libico Omar al Hasi. Gentiloni: "Attacco mira a boicottare i negoziati"

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Attacco all'Hotel Corinthia di Tripoli (LaPresse)
L'Isis punta alla Libia per "raggiungere il sud dell'Europa con i barconi dei migranti". E attacca Tripoli, rivendicando l'assalto all'hotel Corinthia, che ospita il governo "parallelo" di Omar al Hassi oltre a diplomatici e lavoratori stranieri. L'assalto è cominciato con un'autobomba nel cortile, una sparatoria nella hall e una presa di ostaggi, poi finita male. La ricostruzione di quanto avvenuto è ancora confusa, compreso il numero delle vittime: almeno dodici. Tre guardie libiche sarebbero state uccise dai terroristi che hanno sparato all'impazzata appena entrati nella hall, mentre cinque stranieri sarebbero stati prima sequestrati nell'albergo e poi uccisi: fra loro anche un contractor americano e un filippino.

La rappresaglia rivendicata
Morti al termine dello scontro con la sicurezza libica anche i quattro assalitori, che secondo alcune fonti si sarebbero fatti esplodere una volta circondati. Decine anche i feriti. Subito dopo l'attacco, la sedicente "provincia di Tripoli dello Stato islamico" ha rivendicato l'azione come rappresaglia per la morte il 3 gennaio scorso in un carcere americano di Al Libi, uno dei leader di al Qaida e mente degli attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania negli anni 90. Non mancano dubbi e altre versioni sulla responsabilità dell'operazione terroristica, ma è certo che da mesi l'Isis punta ad allargare la sua sfera di influenza sulla Libia, dove già ha conquistato Derna, in Cirenaica.

I dubbi sugli autori della strage
Secondo il direttore della sicurezza centrale di Tripoli, Omar Khadrawi, però l'Isis non c'entra nulla con l'attacco al Corinthia. Il responsabile, fedele a Hassi, ha accusato ex rappresentanti delle "guardie rivoluzionarie di Gheddafi", che punterebbero a minare la reputazione di Tripoli come città "tranquilla e sicura". Secondo fonti dei servizi maltesi, inoltre, potrebbe addirittura esserci la mano del governo basato a Tobruk proprio per colpire il rivale Hassi. Il "premier" sarebbe però stato messo in salvo dai suoi. Unanime la condanna dell'attentato, dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che dal Marocco ha denunciato "il tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto".

La sicurezza degli italiani
Il titolare della Farnesina ha inoltre assicurato che l'Unità di crisi e gli 007 continuano a monitorare "le condizioni di sicurezza a Tripoli", dove quella italiana è tra le pochissime ambasciate occidentali ancora aperte. A Ginevra intanto si è concluso il secondo round di negoziati tra i gruppi rivali, anche se molto parzialmente rappresentativi del complesso panorama libico, con una condanna unanime al terrorismo e la "determinazione" a trovare soluzioni per porre fine al conflitto che sta dilaniando la Libia.