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POLITICA

"Hanno contribuito a tentativo di frantumare gruppo"

M5s, espulsi 21 deputati dal gruppo della Camera

"Chi non ha votato la fiducia a questo governo si è automaticamente collocato all'opposizione, dunque all'opposizione del MoVimento che ha deciso di sostenerlo" ha detto Crimi. Poi aggiunge: "Fiducia M5S non incondizionata, serve coesione". Grandi manovre tra i deputati e i senatori espulsi

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Ventun deputati del M5S sono stati espulsi dal gruppo alla Camera. Si tratta sia dei deputati che ieri a Montecitorio hanno votato contro la fiducia al governo Draghi sia di quelli che si sono astenuti sia di quelli che non hanno risposto alla chiama, eccetto quelli che risultavano in missione. Lo apprende l'Ansa da fonti parlamentari.

L'espulsione è stata comunicata agli interessati dal capogruppo Davide Crippa. "Il fatto oltre a denotare il mancato rispetto delle decisioni assunte dagli iscritti con la votazione in rete e, conseguentemente, dagli organi del Movimento, pregiudica l'immagine e l'azione politica del nostro gruppo parlamentare", ha scritto il capogruppo Davide Crippa. Al netto delle espulsioni di oggi, il gruppo M5S da oggi conta 168 deputati.

L'annuncio di Crimi
"Come già avvenuto al Senato, anche i portavoce del MoVimento 5 Stelle che nel voto di fiducia alla Camera si sono espressi diversamente dal gruppo parlamentare verranno espulsi". Lo aveva in precedenza annunciato su Facebook il capo politico del M5s Vito Crimi."Quello sulla fiducia - sottolinea - non è un voto come tanti altri. Stabilisce gli equilibri all'interno del Parlamento, determinando i posizionamenti fra maggioranza e opposizione. Chi non ha votato la fiducia a questo governo si è automaticamente collocato all'opposizione, dunque all'opposizione del MoVimento che ha deciso di sostenerlo, ed era perfettamente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte".

"Chi - aggiunge Crimi - in questi due giorni non ha votato la fiducia ha contribuito, involontariamente o volontariamente, non importa, al tentativo di frantumare il gruppo, quella forza collettiva che ci ha portati fin qui. Ha deciso di mettere davanti a tutto le proprie posizioni, imponendo la propria coscienza individuale su quella collettiva, in un voto che di coscienza aveva poco e che rappresentava solo l'avvio, o il non avvio, di un governo".

"Fiducia non incondizionata, serve M5s coeso"
"È bene ribadire che quella espressa dal MoVimento non è una fiducia incondizionata, come non lo era quella che abbiamo accordato ai governi precedenti. Faremo la nostra parte, come sempre, lavorando con spirito critico e propositivo ogni giorno, come abbiamo già fatto" prosegue Crimi. "Ma per fare questo abbiamo bisogno di un gruppo che sia solido, coeso, consapevole della propria forza e del fatto che solo camminando ancora fianco a fianco i suoi portavoce potranno continuare ad ottenere risultati per la collettività. Chi ha scelto di votare diversamente ha scelto di chiamarsi fuori da questo gruppo, lasciando dei vuoti. Ora le fila vanno serrate, affinché l'azione del gruppo, della squadra, sia ancora efficace".

"Queste - conclude - sono le ultime considerazioni che mi riservo di esprimere riguardo al momento attraversato dal MoVimento 5 Stelle, perché credo si debba smetterla di guardarci allo specchio, di commiserarci. Dentro ogni comunità di persone esistono naturalmente dei contrasti, ma non possiamo imporli all'esterno, come qualcuno sta facendo da mesi. Il MoVimento cresce e si evolve, e deve farlo nei suoi spazi. Fuori dobbiamo guardare ai cittadini, al Paese che sta affrontando la più grave crisi economica e sociale dal dopoguerra ad oggi e che il gesto folle di un irresponsabile ha trascinato in una crisi di governo in piena pandemia. Coraggio, serriamo le fila e andiamo avanti".

Rischio frana nel M5s
Una decina di espulsi alla Camera già ha pronto il nome del gruppo, punta ad aggregare ex pentastellati che sono nel misto per dar vita ad "Alternativa". Ma l'operazione è in forse, non tanto per una mancanza di numeri, quanto per le manovre in corso con gli altri partiti, insomma ognuno tratta per sè. Sono più organizzati i pentastellati cacciati al Senato.

L'incontro con il segretario dell'Italia dei valori, Messina, è avvenuto una settimana fa, il dossier è in mano al senatore Lannutti. Alla Camera 21, al Senato 22, tra chi ha votato no, si è astenuto e non è venuto nessuna differenza: la linea delle espulsioni 'selettive' - sponsorizzata anche da diversi big - non è passata. La strategia dei vertici M5s è quella di liberarsi di litigi, zavorre, divisioni e puntare ad un gruppo compatto in un'unica direzione a sostegno di Draghi, anche se la fiducia non è incondizionata. Ma il rischio è che l'area del dissenso, soprattutto se dovesse organizzarsi con un unico coordinamento, diventi sempre più ampia.

Al Senato sono una decina - riferiscono fonti parlamentari - quelli che potrebbero aderire al nuovo gruppo. Si tratta di quei sì sofferti che potrebbero trasformarsi in dei no a Draghi e alla strada che hanno deciso di percorrere i governisti. L'ipotesi è che si arrivi ad una vera e propria frana, quindi, nel Movimento. Anche se Di Battista per ora si è chiamato fuori e respinge la tesi di chi lo accusa di voler sabotare M5s dall'esterno. Per di più c'è il fronte dei contiani sempre più in sofferenza. C'è chi auspica che un progetto di Movimento 2.0 possa poi convivere con i pentastellati per una pax che al momento è pura utopia.

Anche perché dietro le quinte si punta a resistere, ci si aggrappa alle divisioni interne ai Probi viri, si accusa Crimi di conflitto d'interesse, si chiede che ci sia una votazione degli iscritti sulle espulsioni, c'è chi vorrebbe concorrere lo stesso per il direttorio a 5, pur non avendone diritto. Il primo risultato della scissione M5s è che i posti da sottosegretario si sono ridotti. Le caselle più ricercate sono quelle dei dicasteri chiave ma rispetto al Conte 2 la squadra M5s sarà dimezzata.

I vertici puntano comunque ad avere un esponente al Mef, uno agli Interni, un altro al Mise, un altro ancora alla Giustizia. Ma sarà difficile. Ed è proprio l'argomento giustizia uno dei più spinosi. Ieri alla riunione di maggioranza alla presenza del ministro Cartabia i pentastellati hanno cercato di fare muro all'ordine del giorno che impegna il governo ad affrontare il nodo della prescrizione all'interno della riforma del processo penale. Un Consiglio dei ministri è fissato per lunedì mattina, ma il nodo sul completamento della squadra potrebbe non essere sciolto.