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ITALIA

Delitto Biagi

Maroni inguaia Scajola: "Aveva a disposizione molte informazione per capire la situazione"

Il governatore della Lombardia è stato ascoltato dai magistrati bolognesi che indagano sull'assassinio del giuslavorista ed ha confermato che avvertì il collega allora titolare del Viminale del pericolo che correva Biagi: "Sí, certo. E' tutto riportato nel verbale di interrogatorio. E non solo io, ma tanti altri"

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Roberto Maroni
Roberto Maroni parlò con Claudio Scajola dei timori per Marco Biagi. L'ha confermato lo stesso presidente della Regione Lombardia al termine dell'audizione in Procura a Bologna. "Sí, certo. E' tutto riportato nel verbale di interrogatorio. E non solo io, ma tanti altri" ha confermato ai cronisti Maroni, che nel 2002 era ministro del Lavoro, ministero di cui Biagi era consulente.
 
"Ci sono tante informazioni che il ministro dell'Interno aveva a disposizione per arrivare alla stessa conclusione", ha aggiunto. Su cosa rispose Scajola e perché l’allora ministro dell’Interno disse di non essere stato avvisato l’ex segretario leghista però glissa: “E’ scritto nel verbale, e non so perché disse così”.
 
Si aggrava quindi la posizione di Claudio Scajola sul fronte della mancata scorta al giuslavorista ucciso dalla Br. "Mi risulta incomprensibile (l’inattività di Scajola ndr), viste le segnalazioni che ci sono state e che ho visto stamattina", ha sottolineato Maroni a margine dell’audizione avuta a Bologna. Un’audizione definita interessante dai magistrati che hanno ascoltato il governatore lombardo. "Anche il presidente Maroni ha fornito un fattivo contributo di chiarezza. I contorni della vicenda si stanno meglio delineando ed esaurite le audizioni la Procura valuterà quanto emerso”, ha confermato il procuratore aggiunto portavoce di Bologna, Valter Giovannini.
 
L'ex ministro ha spiegato di aver visto, presumibilmente nell'ambito della stessa audizione, "dei documenti, che non mi erano noti, che riportavano nei mesi precedenti l'assassinio di Biagi un allarme molto preciso su queste vicende". Cioè informative, ha spiegato, e non solo quelle del Sisde: "Mi ha molto impressionato leggerle, non ne ero a conoscenza, perché facevano riferimento ad episodi come l'omicidio D'Antona, rivendicandone l'opportunità, la grande utilità". Si trattava di rivendicazioni fatte da "formazioni neobrigatiste ed era facile da lì desumere chi erano i soggetti a rischio. Al di là delle lettere, degli appunti e delle segnalazioni c'era un'attività di indagine che evidenziava un grave rischio per chi seguiva le vicende del mercato del lavoro. Quindi, io e i miei collaboratori".
 
"A qualunque attento lettore di quelle informative - ha detto Maroni - sarebbe venuto in mente il nome di Marco Biagi". Il nome di Biagi - è stato chiestoa Maroni dai cronisti - doveva venire in mente a Scajola? "Io  non sono qui a giudicare, sono qui a riportare le informazioni che ho, perché ritengo che siano utili per le indagini".
 
Sentito per oltre tre ore dal Pm Antonello Gustapane, Maroni ha detto di aver risposto "a tutte le domande e tutti i chiarimenti che mi sono stati chiesti, in uno spirito di assoluta collaborazione perché è anche mio interesse, per la storia che ho avuto con Marco Biagi, che vengano accertate tutte le eventuali responsabilita'".
 
Il ministro della Funzione pubblica nel 2002, Franco Frattini, mandò ai ministri che non facevano parte del Cis, il comitato sui Servizi, una lettera "che chiedeva ai ministri di evidenziare eventuali situazioni di rischio". Lo ha ricostruito parlando coi giornalisti dopo l'audizione in Procura a Bologna Roberto Maroni, che all'epoca era titolare del Lavoro. Maroni è stato sentito nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata scorta a Marco Biagi, all'epoca consulente proprio del ministero presieduto da Maroni.
 
Frattini, ha ricordato Maroni, "la mandò a me, perché il ministro del Lavoro non faceva parte del comitato e la mandò il 12 di marzo, ma arrivò al mio ministero il 18 di marzo, c'è il timbro di protocollo." Quindi "il giorno prima dell'assassinio di Marco Biagi". La lettera di risposta, ha spiegato Maroni, "il ministero non fece in tempo a scriverla, perché il giorno dopo, quando era pronta la lettera, Marco Biagi venne ucciso".

A chi gli ha domandato quando fu il giorno in cui parlò a Scajola di Biagi, Maroni ha risposto: "E' tutto scritto nel verbale". Quindi ha aggiunto: "Io cominciai a parlare di questa cosa già alla fine di giugno 2001. Con una telefonata e una nota, a fine agosto, al prefetto di Roma. Da allora ci fu un'escalation relativa al Libro bianco, anche con manifestazioni di piazza e quindi era noto a tutti quello che stava avvenendo".