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ITALIA

Unione sindacale di base: "Ce ne hanno ammazzato un altro"

Difendeva i diritti dei braccianti il migrante ucciso in Calabria. Oggi sciopero per protesta

Alta adesione allo sciopero, voluto dall'Unione sindacale di base. Il 16 giugno la manifestazione nazionale. Messaggio dell'Usb al ministro dell'Interno, Salvini: "Per noi la pacchia non è mai esistita"

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La manifestazione dei braccianti a San Ferdinando (Rc)

Una giornata di sciopero. L'Unione sindacale di base, di cui faceva parte Soumaila Sacko, il ragazzo 30enne del Mali ucciso nel Vibonese da una fucilata, ha proclamato per oggi una giornata di protesta dei braccianti agricoli spesso sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti nella tendopoli di San Ferdinando (Rc). Il ragazzo maliano era attivo nelle lotte sindacali proprio per difendere i diritti di questi lavoratori e chiedere migliori condizioni di vita e di lavoro. 

La manifestazione
Pressoché totale l'adesione allo sciopero: nessuno si è presentato agli svincoli dove i caporali aspettano ogni giorno i braccianti. Centinaia di migranti hanno protestato con urla e striscioni davanti alla tendopoli di San Ferdinando, mentre decine di maliani che vivono lì si sono messi in marcia per raggiungere il municipio e incontrare il commissario che governa il Comune dopo il suo scioglimento. Il corteo è stato autorizzato dalle forze dell'ordine. Subito dopo l'omicidio era salita la tensione nella zonan e alcuni migranti avevano appiccato il fuoco a copertoni e rifiuti di ogni tipo nella vecchia tendopoli. 

Usb: "A Salvini diciamo che per noi la pacchia non è mai esistita"
"Daremo una risposta la più grande possibile, a questo omicidio - scrive in una nota  l'Unione Sindacale di Base - cominciando dallo sciopero generale dei braccianti e dalla manifestazione nazionale già convocata a Roma il 16 giugno". Mentre un esponente del sindacato, Ababacur Sauomaoure dell'esecutivo nazionale Usb ha chiamato in causa il neo ministro dell'Interno: "A Salvini vogliamo dire che la pacchia è finita per lui, perché per noi la pacchia non è mai esistita; per noi esiste il lavoro. Sappiamo che in Calabria esiste gente che ricorda il proprio passato di migrante. Noi siamo lavoratori, italiani, africani, bianchi,neri e gialli. Abbiamo lo stesso sangue e vogliamo gli stessi diritti. Dedichiamo questa giornata - ha aggiunto Sauomaoure - a Soumaila Sacko. Una giornata di sciopero alla quale hanno aderito anche i lavoratori del foggiano. Soumaila era un cittadino, un bracciante, aveva una figlia di 5 anni. Era impegnato nella lotta allo sfruttamento e lavorava per un salario di tre euro l'ora al giorno. Era un uomo, un lavoratore,un sindacalista. E' stato assassinato".

Quattro colpi sparati da lunga distanza, uno ha raggiunto Sacko alla testa
Secondo le prime ricostruzioni, Sacko si trovava con altri due migranti all'ex Fornace, una fabbrica abbandonata nel vibonese, per recuperare lamiere e altro materiale utile per costruire un riparo nella vicina tendopoli di San Ferdinando, ghetto nella zona di Rosarno già parzialmente distrutto dall'incendio doloso in cui, la notte del 27 gennaio 2018, ha perso la vita Becky Moses.

I tre migranti, tutti regolarmente residenti in Italia, sono stati raggiunti da 4 colpi di fucile sparati da lunga distanza, 150 metri. "Mentre eravamo li - ha raccontato stamani Drane Maoiheri, 39 anni, rimasto ferito - si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è  sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro 4 volte". L'altro ferito è Madoufoune Fofana, 27 anni.

Sacko era conosciuto nella zona; lo conosceva bene anche don Pino Demasi, referente diLibera nella piana di Gioia Tauro. "Si accompagnava spesso -dice - a don Roberto Meduri, parroco di S. Antonio. Recentemente è stato ricoverato in ospedale a causa di un'ulcera e alcuni di noi hanno fatto la notte in ospedale con lui. Soumaila è morto - continua il sacerdote -  perché nei nostri territori qualcuno ha deciso così. In questa terra si muore non solo di 'ndrangheta, di tumore e di malasanità ma anche di razzismo" conclude amaramente, anche se gli investigatori hanno escluso per il momento la pista xenofoba.

Anche Coldiretti in una nota ha richiamato l'attenzione sulla necessità di uscire dalla " 'logica del ghetto' per passare a quella di una dignitosa ospitalità per i lavoratori' ". Vanno accertate al più presto le responsabilità ma bisogna anche lavorare sul piano strutturale per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei migranti legalmente presenti in Italia. In questa direzione - scrive Coldiretti - va la consegna e donazione di due container dotati di docce e spogliatoio al sindaco del comune di San Ferdinando e installati nel campo di prima accoglienza (la nuova tendopoli) grazie alla campagna svolta nelle piazze e Mercati di Campagna Amica daColdiretti e Focsiv. Un primopasso che va completato con interventi urgenti per ridare dignità ai lavoratori".