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MONDO

Negoziati in corso in Svizzera

Nucleare, il presidente iraniano Rohani scrive ad Obama e agli altri leader

Una lettera ai leader dei Paesi coinvolti nei negoziati, per esortarli a superare le differenze entro la scadenza di fine mese

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Mentre i negoziati in corso a Losanna arrivano a quello che è considerato un punto cruciale, il presidente iraniano Hassan Rohani scrive ai leader dei Paesi coinvolti nelle trattative (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) per esortarli a trovare un accordo prima della fine di questo mese.  L'obiettivo è infatti quello di un'intesa politica entro la fine di marzo e di un testo tecnico completo entro il primo luglio, data limite per il raggiungimento di un accordo.
 
"I negoziati sono difficili, lo sono stati fin dall'inizio e continuano ad esserlo" ha spiegato il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, dopo aver incontrato l'omologo statunitense John Kerry.
 
"Siamo ben oltre metà strada sul numero di questioni in cui siamo abbastanza vicini da poter essere fiduciosi che alla fine ce la faremo", ha detto il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond, in visita a Washington. Hammond non ha voluto dire quali siano le aree di disaccordo fra le parti, ma ha detto che andrà a Losanna nel fine settimana se sarà necessario. E a Losanna andrà certamente l'alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini, che sabato arriverà in Svizzera.
 
I segnali di un'offensiva diplomatica finale non mancano: nella lettera indirizzata da Rohani ai Capi di Stato e di governo dei Paesi del 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) viene sottolineata "l'opportunità storica" di un accordo, ma anche la richiesta iraniana di una revoca totale delle sanzioni.
 
Inoltre, a quello che fino ad ora è stato un colloquio bilaterale fra Kerry e Zarif si aggiungeranno sabato anche i partner europei, segno che le discussioni potrebbero essere approdate a un primo documento da sottoporre alle parti.
 
Se così fosse, l'esito non appare certo scontato: già la Francia si è schierata su posizioni meno possibiliste rispetto agli Stati Uniti, che Parigi sospetta di voler arrivare a tutti i costi ad un risultato di prestigio politico anche a discapito della sicurezza.  "La posizione della Francia sul nucleare iraniano è sempre la stessa: speriamo che un accordo sia possibile, ma deve essere un accordo robusto", ha detto il ministro degli esteri di Parigi, Laurent Fabius. Sull'Amministrazione Obama pesa poi l'atteggiamento intransigente dell'opposizione Repubblicana, che cercherà di sfruttare a fini elettorali ogni possibile punto debole di un'eventuale intesa.
 
Ma anche le potenze regionali guardano con occhio critico a un accordo: oltre ad Israele, che da tempo ha espresso la propria contrarietà a qualunque tipo di intesa, anche l'Arabia Saudita - principale potenza sunnita insieme all'Egitto - ha invitato a non fare a Teheran "concessioni immeritate", un avvertimento inedito che si inserisce nel quadro della crisi yemenita, ultimo campo di battaglia del conflitto confessionale fra sciiti e sunniti.