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POLITICA

Il sistema previdenziale

Pensioni, Padoan: "Sistema contributivo? Preserviamo i diritti acquisiti". Poletti: "Irragionevole"

L'idea è quella di andare "in pensione prima ma con un costo da pagare per sostenere il sistema" ha detto il ministro dell'Economia. L'eventuale riforma in questo senso non significa "tornare indietro, ma ampliare lo spettro di possibilità"

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"I diritti acquisiti si preservano sempre". Così il ministro Pier Carlo Padoan, ospite a 'Di martedì" in onda stasera su La7, ha commentato l'ipotesi di un passaggio al sistema previdenziale contributivo per tutti. "Si può immaginare una transizione da due a un solo sistema nel lungo periodo, - ha chiarito a margine - ma se la domanda è, state pensando a misure ora, la risposta è no".

In pensione prima ma con costo da pagare per sostenere sistema
L'idea di una maggiore flessibilità in uscita nel sistema previdenziale "è da esplorare", ma "non si torna indietro" rispetto alla legge Fornero, "si amplia lo spettro di possibilità per i pensionati" ha detto il ministro dell'Economia spiegando che l'idea è quella di poter andare in pensione prima "con un piccolo costo da pagare per garantire la sostenibilità del sistema. In economia c'è un problema di ricerca di equilibrio, troveremo un equilibrio anche in questo".

Sistema italiano tra i più stabili
"Il sistema pensionistico italiano è tra i più stabili tra quelli dei Paesi avanzati e dobbiamo andarne fieri" ha evidenziato Padoan a 'di Martedì'. Nel tempo si sono susseguite molte riforme "ma alla fine - ha aggiunto - il sistema è sempre stato migliore di prima".

Poletti: "Contributivo per tutti? Irragionevole"
Un intervento sulle pensioni che preveda il ricalcolo di tutti gli assegni con il metodo contributivo "non è ragionevole" ha chiarito il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, durante la registrazione della trasmissione "di martedi'" condotta da Giovanni Floris. "Se volessimo applicare una regola come questa dovremmo intervenire su tutte le pensioni anche le più basse", ha aggiunto Poletti, "non credo ci possa essere un intervento meccanico: non è sensato, non è logico, non ha ragion d'essere".

Adeguamento pensioni: per rimborsi 500 milioni in più l'anno
"Non sono solo poco più di due miliardi, ogni anno ci sono 500 milioni in più". Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, risponde così, durante la registrazione del programma "di martedi'", al conduttore Giovanni Floris, che gli chiedeva conto dell'esiguità dei rimborsi decretati dal Governo in seguito alla sentenza della Consulta sulle pensioni. "Dovevamo tenere insieme la sentenza della Corte e lo stato dei conti pubblici - ha detto Poletti - queste sono le risorse che potevamo usare in questo momento". dopo la sentenza della Corte costituzionale, "non sono solo 2 miliardi e un po', ogni anno ci sono 500 milioni in più".

Il ministro ha poi aggiunto che "bisogna toccare la previdenza meno che si può e solo per le cose indispensabili, perchè c'è un elemento di sicurezza per i cittadini". Insomma, "nessuno deve temere" da un eventuale intervento perchè anche "se venti o trent'anni fa sono state fatte scelte sbagliate", ora "non si può destabilizzare il sistema". Quanto alle misure per introdurre una maggiore flessibilità in uscita, Poletti ha confermato che arriveranno solo in autunno con la legge di Stabilità. "Prima - ha detto - è necessario un confronto con l'Europa, perchè ci sarà un impatto sulla finanza pubblica, e se interveniamo sulla previdenza dobbiamo farlo in un contesto di consenso".

Una maggiore flessibilità rappresenta "un dato di libertà: se un cittadino può decidere tra uscire e non uscire potrà valutare, farsi i conti. Oggi non puo' decidere e questo è sbagliato perchè dobbiamo anche far muovere il mercato del lavoro e far entrare i giovani". Quando si è scelto di alzare l'età pensionabile "sarebbe stato ragionevole" prevedere più flessibilità "non è stato fatto e lo facciamo ora". Il costo dell'intervento, "dipende dalle priorità che decideremo perchè questo paese ha bisogno anche di altre risposte come la lotta alla povertà". Sui vitalizi dei politici, infine, va fatto "un ragionamento serio e rigoroso: dobbiamo chiederci fin dove sono diritti acquisiti e dove sono privilegi ingiustificati. In questo caso bisogna metterci le mani con equità".