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MONDO

Sudafrica

Pistorius verso i domiciliari: potrebbe uscire dal carcere dopo 10 mesi

L'ex atleta olimpico e paralimpico, condannato a cinque anni per omicidio colposo dopo la morte della fidanzata Reeva Steenkamp, potrebbe godere dei benefici per buona condotta. La procura pronta a ricorrere contro la sentenza di primo grado

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Oscar Pistorius in tribunale (Ap)
Pretoria (Sudafrica)
Agli arresti domiciliari dopo appena dieci mesi di carcere per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp: Oscar Pistorius potrebbe uscire di prigione il prossimo 21 agosto. È quanto sollecita l'autorità carceraria sudafricana sulla base della "buona condotta" dell'ex olimpionico e campione paraolimpico, in primo grado giudicato responsabile di omicidio colposo. Il tutto mentre sulla vicenda incombe il processo di appello, con un ricorso presentato dalla procura.

La legge sudafricana 
Secondo la legge sudafricana, il tipo di pena inflitta a Pistorius, che lo scorso novembre in primo grado fu condannato a cinque anni, prevede come benefici per la buona condotta l'obbligo di scontare solo un sesto della detenzione in carcere. Il commissario ai servizi carcerari del Sudafrica, Zach Modise, ha annunciato che la scorsa settimana l’ex atleta è stato esaminato da una commissione che ha raccomandato la scarcerazione il 21 agosto, data alla quale scadranno i 10 mesi esatti di pena minima da scontare dietro le sbarre del carcere Kgosi Mampuri II di Pretoria.

Buona condotta 
"Si sta comportando molto bene. Non ci ha dato alcun problema", ha dichiarato Modise. Un portavoce dei servizi penitenziari ha anticipato che non saranno svelate le condizioni imposte al suo arresto e che una decisione finale sulla scarcerazione non è ancora stata presa, facendo capire che dipenderà anche dal comportamento di Pistorius da qui al 21 agosto. 

La decisione del giudice di primo grado 
La pubblica accusa, che ha sostanzialmente perso il processo di primo grado, non si è però rassegnata ai cinque anni di carcere, a fronte di un'accusa di omicidio premeditato che in aula non ha retto la prova dibattimentale. La giudice Masipa ha inflitto la pena il 21 ottobre dopo aver emesso in settembre un verdetto di "omicidio colposo": Pistorius non è stato cioè giudicato un "assassino", in quanto non è stato affatto dimostrato che intendesse uccidere la sua compagna Reeva quando, la notte di San Valentino del 2013, le scaricò contro 4 colpi di pistola attraverso la porta del bagno di casa. L'ex atleta fu tuttavia giudicato colpevole di "negligenza" per non aver verificato dove si trovasse Reeva, che fino a quel momento aveva dormito insieme a lui, e di "uso eccessivo della forza": una reazione e un uso della forza da considerare spropositati, seppure dettati dal panico, anche nel caso in cui nascosto nel bagno vi fosse stato realmente un ladro, come Pistorius ha sempre sostenuto di credere.

La critiche della procura alla sentenza 
Per la procura, che al processo di primo grado era rappresentata dal pm Gerrie Nel, la giudice Masipa "ha commesso un errore enfatizzando oltremisura le circostanze personali dell'imputato, il fatto che questi soffrisse di stress post-traumatico, di ansia e apparisse contrito". Al contrario, "non è stata invece posta sufficiente enfasi sul modo orribile in cui è morta la vittima". Soprattutto, l'accusa considera inammissibile che per omicidio colposo sia stato inflitto praticamente il minimo della pena prevista nel codice penale, che prevede per un reato così grave un massimo di 15 anni.